martedì 5 novembre 2019

Se non ci fossi tu (Il buono che è in noi)


Se non ci fossi tu, bisognerebbe inventarti, ma inventandoti non riuscirei comunque a pareggiare la simpatia, l'originalità, la bellezza del ragazzo che sei, con i tuoi diciassette anni oggi e il ciuffo castano chiaro, gli occhi scuri, come i miei, come il lato della famiglia a cui appartengo, il sorriso unico, gli scatti di altruismo e pure di carattere, mai piatto, banale.
Se non ci fossi tu, la vita sarebbe come il lago d'inverno, un televisore senza audio, la casa a cui manca un tetto, il risotto insipido, il camino freddo, Instagram prima delle "Stories" e un cellulare con pochi giga, che questi paragone forse li capisci meglio.
Se non ci fossi tu, sarei più piccolo, più grigio, più povero, più ingobbito, più avaro, più scorbutico, più tignoso, più inquadrato, più triste, più malinconico, più pigro, più vecchio, e tutti questi più sarebbero un grande meno.
Se non ci fossi tu, guarderei con minore fiducia al futuro, mi aggrapperei con forza alle poche certezze dell'essere umano, scordando che è la speranza in qualcosa di infinito, di eterno, il tratto distintivo delle persone che siamo.
Se non ci fossi tu, avrei smesso di seminare empatia, di preoccuparmi che sappia metterti nei panni dell'altro, comprenderne i desideri, le emozioni, le ragioni, di creare legami, relazioni, essere perspicace, andare avanti, non fermarti di fronte a un ostacolo.
Se non ci fossi tu, mi vestirei da anziano, non guarderei film che invece meritano, ascolterei la stessa musica che andava di moda quand'ero ragazzo, non riderei per i "meme", eviterei di rispondere a domande che mi aprono un mondo.
Se non ci fossi tu, non ci sarei io, l'io che sono diventato, un uomo fortunato.

P.S. Avere figli non è un merito, è un dono. Conosco moltissime persone generative che per scelta o indipendentemente dalla loro volontà non sono madri e padri. Mi piace pensare alla paternità e alla maternità non come un fatto privato, bensì in relazione a una comunità, alla società degli esseri umani, nel loro complesso. In questo senso bambini e bambine, ragazzi e ragazzi, uomini e donne, non sono figlie e figli miei, tuoi, loro, bensì nostri, nostre, di tutti. E il buono che c'è, in questo mondo, è proprio perché con compiti diversi ma con eguale valore li facciamo crescere, aiutandoli a capire qual è il loro posto e a diventare possibilmente migliori di come noi siamo.

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