Mia cognata Manuela dice che è colpa della moda, dei vestiti, delle pettinature che si portavano. Non so, può darsi, di certo c'è che ieri sera a casa di Raffaele e Rosy m'è capitato di guardare le fotografie di quando eravamo ragazzi e mi sono accorto che da allora sono ringiovanito un sacco. Nonostante le rughe in più e i capelli in meno. Avevamo vent'anni ma ne dimostravamo almeno venti più di adesso. E non mi riferisco soltanto al sottoscritto. Lo scrivo per tutti coloro che appartengono alla mia generazione: non rinnego nulla di ciò che è stato, ma per giustificare certi vestiti, certe capigliature, certi portamenti ci vuole del fegato. Vogliamo parlare dei calzoni a vita alta, che pure Fantozzi sarebbe impallidito? O le spallotte modello giocatore di football americano? E le permanenti a criniera di leone, con boccoli e riccioli montati a neve?
Ci sono poi dettagli che avevo rimosso e che rivisti ora meriterebbero l'esclusione dal circolo civile senza appello. D'estate, al mare o al lago, portavo magliette tagliate che coprivano soltanto le spalle e la parte superiore del petto. Dovevo averle viste indossate in qualche film di Matt Dillon e detestando le spalle abbrustolite e rosse paonazze per il sole le avevo adottate con somma soddisfazione. Sono andato avanti tre o quattro anni così, senza sospettare minimamente quanto fossi ridicolo e ieri che mi sono rivisto sarei voluto sprofondare, rifugiarmi in un angolo buio e isolato. Altro che giovinezza perduta, altro che rimpianti per il passato: io, in me stesso, sto meglio adesso e a giudicare dall'aspetto sono assai più gradevoli, curate, belle (tanto per continuare il discorso iniziato ieri) quasi tutte le donne che conosco oggi rispetto alle ragazze che erano un tempo. Non tutto insomma è perduto. Nonostante l'età, qualcosa è guadagnato.
Foto by Leonora
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