domenica 27 settembre 2015

Ascoltare senza orecchie (L'interpretazione ardua dell'adolescenza)

Foto by Leonora
Non si ascolta soltanto con le orecchie e non ero preparato per fare il genitore di figli adolescenti: questa è la premessa e anche la morale dell'intera faccenda.
Nel mezzo ci sono tutte le attenzioni che metto per entrare in sintonia con Giacomo e Giorgia, insieme con tutti i ricordi di ciò che erano una volta mentre adesso sono diventate persone fatte e finite, con una precisa impronta, distinta dalla mia.
Non si ascolta soltanto con le orecchie perché di parole da loro riesci a cavarne poco o nulla e se chiedi direttamente ottieni tutta una serie di smorfie in scala graduata (l'indifferenza, l'insofferenza, la strafottenza...). Il segreto sta nel capovolgere la scena e nel simulare a mia volta indifferenza, disinteresse, quasi distanza, e poi armarsi della pazienza del pescatore di marlin, con salda in pugno la sua canna da pesca: si getta qualche esca, si accetta che per delle mezz'ore o addirittura giorni non abbocchi nulla e se ti va bene, quando ormai hai perso la speranza, li senti aprire bocca e formulare frasi compiute e dotate di senso oppure allusioni velate che vanno passate poi al crittografo per essere decifrate e interpretate alla bell'e meglio, come capita.
La maggior parte delle volte però, pur con tutti gli accorgimenti di prudenza, l'approccio diretto naufraga ed è lì che si impara ad ascoltare senza usare le orecchie.
Principalmente si osserva. Gli occhi, a saperli usare, ascoltano a meraviglia. Io mi scopro talvolta un novello ispettore Clouseau, mentre sbircio di sottecchi Giacomo o Giorgia. Ne studio i movimenti, le espressioni del viso, le smorfie, i comportamenti, cerco di capire se sono sereni oppure hanno una pena, se vivono spensierati come la loro età meriterebbe oppure se condividono una cruccio, una preoccupazione, una spina. Talvolta ci azzecco, altre distorco la realtà, minimizzandola o ingigantendola.
Il fatto è che non ci si accontenta di averli messi al mondo e di fargli sapere che potranno sempre contare sulla nostra presenza: vorremmo anche far loro da balia. A due, tre, anche dieci anni è tollerabile, dopo diventa stucchevole. Ecco perché ho scritto che non ero pronto per diventare un genitore di adolescenti. Ci allevano fin da piccoli all'idea che avremo figli, che gli daremo il biberon, cambieremo i pannolini, li accompagneremo alle partite di calcio e a scuola, ma omettono che da un certo punto in poi dovremo imparare ad ascoltarli senza usare le orecchie e lasciarli vivere, in parallelo ma indipendente dalla nostra, la loro vita.
P.S. Per fortuna c'è Giovanni, con i suoi dodici anni e i suoi riflessi lineari, che quando ci rimane male per una cosa piange, ma se gli tendi la mano è pronto a prendertela e si fa abbracciare, ti stringe anche lui e un minuto dopo ride, chiedendoti al massimo il fazzoletto per asciugarsi una lacrima e non c'è nulla da interpretare. Per ora.

giovedì 3 settembre 2015

La luce nel tunnel (Saving Mr. Fish)

Foto by Leonora
"Se qualcuno dovesse leggere la mia storia e dire: ''Esiste una persona che ha avuto gli stessi problemi con i quali io mi sto confrontando in questo momento e li ha superati'', allora mi sentirei bene".
Ho trovato queste parole nel racconto di una storia vera, una storia di questi giorni, una storia "di passione e di tenacia", una storia incrociata per caso ma che ha toccato una corda tesa. L'ha scritta Tommaso, si intitola: "Il cuore troppo grande di Mister Fish" e potete leggerla cliccando qui. Prende spunto dalla vicenda umana e sportiva di chi ha rischiato di perdere tutto per colpa degli attacchi di panico, dell'ansia, dell'angoscia... Stati d'animo che per alcuni sono sillabe nero su bianco senza corpo né anima, per altri un vago sentito dire, per altri ancora una mano stretta alla bocca dello stomaco, uno zaino zeppo di sassi da portare notte e giorno sulle spalle, un buio che spegne la luce e disorienta, spiazza.
Conosco per interposta persona il disagio di chi convive, poco o tanto che sia, con il male subdolo del falso allarme che può diventare pietra nel petto e persino una malattia.
So che si tratta di una cosa seria, che non va presa alla leggera, che è importante farsi aiutare da qualcuno. So tutto questo, ma anche che se non si cede prima o poi passa. Com'è capitato a mister Fish e al suo cuore abbastanza grande da battere la paura e sentirsi bene, regalando speranza.