martedì 1 marzo 2016

M di Marzo (e Memorandum)

Foto by Leonora
Tre considerazioni che voglio condividere qui, oltre che conservare a futura memoria.
Primo: è la passione con cui si fa il proprio lavoro a fare la differenza. Di più. E' la passione con cui si fa "bene" il proprio lavoro, curandone i particolari, cercando continuamente di migliorarlo, provando piacere - invece di ansia - per le novità,  per la scoperta. Non è questione di mestieri, è una regola che vale per l'astrofisico quanto per chi lustra il pavimento di casa, in ciabatte. Una professione si può apprendere o inventare, la passione invece è una dote innata, un segno distintivo della personalità, della formazione del carattere. Il lavoro si può perdere, la passione no. Ed è grazie ad essa che qualsiasi lavoro diventa parte stessa dell'esistenza, senza alcuna cesura e dunque stemperando assai la fatica.
Secondo: è la conoscenza che rende minime le distanze e permette l'integrazione tra diversi. L'ho avvertito chiaramente questa sera osservando la registrazione di Pinzimonio, una trasmissione fatta dai ragazzi ma rivolta non soltanto ai loro coetanei. In studio insieme a Daniele, Marianna, Sebastiano, Martina, Giacomo e Sharon c'erano Nanà, Maua e Fatma, anch'essi poco più che diciassettenni, scura la pelle, ciascuno proveniente da terre diverse. Non hanno fatto grandi discorsi, non si sono persi in dissertazioni sociologiche, si sono limitati - se di limite si può parlare - a raccontare la loro esperienza, elencando fatti e sensazioni. Ed è così, conoscendoli appunto, che l'indifferenza è diventata curiosità e poi simpatia, esattamente com'è capitato con i loro compagni, che al loro arrivo in Italia, per usare l'espressione usata da una professoressa, "li avrebbero bruciati, mentre ora sono diventati amici".
Terzo: non ho mai scritto un libro, ma infiniti sono quelli che vivo, incontrando persone nuove e conoscendo meglio quelle con cui esiste già un legame. Da qualche tempo ho imparato a non misurare l'orizzonte, badando piuttosto a che sia bello e buono ogni momento, ogni contatto con chi incrocia per un motivo o per l'altro le mie impronte. Non ho mai chissà quali mire o aspettative o obiettivi prefissati, vivo il piacere della scoperta (e della riscoperta) e delle attenzioni reciproche, proprio come fosse uno sfogliare di pagine, un libro che invece di sole parole e fatto di materia psichica e fisica e la cui trama non è definita da qualcun altro, ma giorno per giorno viene tessuta, insieme.