Saluto Marco e Sonia, Simona e Francesco, che mi hanno regalato un antivigilia degna del miglior capodanno. In più sono riuscito a parlare via Skype con Mauro, che da un mese ha fatto un balzo di mezzo mondo e viaggia
dieci ore avanti, di nome e di fatto. Finora il Natale non ha deluso, anche grazie alle tante persone che si sono fatte sentire, alle amicizie storiche e a quelle appena sbocciate, che mi portano in dote doni preziosi: calore e sorriso. O forse a non aver tradito questo Natale sono io, zuccone per troppo tempo, convinto com'ero di bastare a me stesso, mentre non c'è gioia senza condivisione, senza un mettersi in moto e andare incontro. Non che adesso avverta meno il desiderio di starmene per conto mio, di ritagliarmi spazi e minuti senza nessuno attorno, però do meno sponde alla pigrizia e cerco più un equilibrio. Nello scorrere dei giorni fatico a trovare un bandolo ma ho una stella polare, una linea d'orizzonte che inseguo. E' questa: aprire porte invece di chiuderle, lasciare la comodità del certo per avventurarsi un metro più in là, dove tutto è ignoto tranne la speranza del meglio. La staticità infatti logora persino il regno più solido e guai a crogiolarsi nella grandezza o nella pienezza del tempo. Una lezione che ho imparato da Tolkien e che condivido, utilizzando la metafora della bicicletta: per stare in piedi è necessario pedalare, prendere velocità, non fermarsi, altrimenti il destino è cadere e, bene che vada, sbucciarsi un ginocchio.
1 commento:
Tock. Tock. Buon Natale!
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