Foto by Leonora |
E' forse l'illusione più potente dell'essere umano, ciò che ne ritaglia il limite ma lo spinge pure alla grandezza, a un'assenza di remissività che per l'intera nostra specie sarebbe dannosa.
Giunge poi per ciascuno un tempo in cui fare i conti con la disillusione, con l'assoluta precarietà del nostro vivere, la consapevolezza di essere, bene che vada, anelli minuscoli di una catena infinita, in cui l'aspirazione di lasciare un segno tangibile, duraturo della nostra presenza su questa terra equivale a follia. Quel momento in genere coincide con la vecchiaia o con un colpo forte alla bocca dello stomaco, quale può essere una delusione, un inciampo, una malattia.
Se guardo a me stesso tra questi due poli vivo una tensione continua, con la parte razionale che mi riporta con i piedi per terra e quella inconscia, delle emozioni, dello spirito, del cuore, che anela a uscire dalla gabbia, a superare i lacci dell'esistenza placida, quotidiana, quasi che confidassi in una capacità umana di andare oltre. Fatico a rendere questa impressione con le parole, mi piacerebbe essere un pittore e disegnare ciò che provo. Lo farei dipingendo un uomo che stacca i piedi da terra, con il braccio che va alla schiena e aggrappandosi alla collottola della giacca riesce a sollevarsi da sé.
P.S. Chi pensa che questi pensieri siano partoriti per colpa della pizza mangiata alla una di notte o della birra sbaglia. Non estranea invece è la visita alla mostra di Chagall, sempre di ieri sera, che al netto delle nozioni fornite dalla guida ha saputo comunicare altro, confermando che l'arte è vera quando svela una dimensione metafisica.
P.P.S. Ho scelto questa foto di Leonora perché tutte le statue indicano con qualcosa che non si vede, qualcosa di altro rispetto alla loro fisicità. Mi piace pensare che quel "altro" sia proprio la dimensione metafisica.
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