È stato un febbraio terminato in "bellezza", travestito da aprile, grazie a un'espressione da meteorologi che mi piace moltissimo: è l'anticiclone a "proteggerci", a mettere al riparo.
Lo fa tuttora, in queste giornate che pian piano si allungano e regalano un cielo terso, ottimo per stare all'aperto, per curare il giardino. Lo faccio appena posso, apprezzando la fatica, l'esercizio, l'ordine creato, soprattutto il silenzio.
Il silenzio. Con la pandemia credo di aver acquisito una sorta di iper-sensibilità al baccano, alle chiacchiere inutili, al rumore di fondo che a volte somiglia a un brusio petulante, noioso quanto il ronzio delle mosche in volo, delle zanzare quando si avvicinano all'orecchio, altre invece al frastuono del legno che si squarcia, al clangore del colpo sul bidone di metallo.
Non sono mai stato tipo da fioretti o digiuno, ma un buon proposito per la quaresima appena iniziata potrebbe essere quello di parlare io stesso meno, di dare più peso a quanto detto.
La scrittura, in questo, è uno straordinario maestro.
Costringendoci a scegliere sillaba per sillaba, permettendoci di cancellare e di tornare indietro, elimina molte impurità e buona parte delle buccia, lasciando quasi sempre polpa e nocciolo.
P.S. Forse per questo e non per caso possiamo dire che, del pensiero, la scrittura è il frutto.
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