Lo debbo a te, a voi, che fate parte della mia vita, che alla vita di tutti date origine e senso, consapevole che la giornata contro la violenza sulle donne non era soltanto ieri, ma ogni giorno, e che vi dobbiamo assai più di un'assenza - seppur di ferocia, crudeltà, brutalità, aggressività, sopruso, abuso, prepotenza, maltrattamento, sopraffazione, costrizione, violazione, persecuzione, oppressione, offesa, stupro - bensì parità ed eguaglianza, di fatto.
Ve lo dobbiamo non come concessione, semmai come riconoscimento, un dato di realtà a cui va dato corso, partendo dalle piccole cose, innanzi tutto dalle parole, che sono pietre, non foglie al vento.
Me lo hai ricordato tu, dedicando la tesi di laurea proprio a questo, al linguaggio e all'importanza che esso ha nel dare forma alla realtà, spesso senza che ce ne accorgiamo, ponendo "l'uomo, il maschio, come centrale, dominante, e rafforzando stereotipi maschili e femminili, che non fanno male soltanto alle donne, ma all'intera società in cui viviamo".
Sono profondamente convinto che un cambiamento reale sia possibile e passi da qui, dal verbo che si fa carne, dalle parole che scegliamo e dalle persone che siete voi, le generazioni più giovani, con l'occasione di non ripetere gli errori di chi vi ha preceduto e nel contempo giovarvi delle lezioni migliori, degli esempi di coloro che prima di voi hanno avuto chiarezza di visione, certezza nel distinguere giusto e sbagliato.
P.S. Chiedo scusa, figlia mia, se per spiegarmi meglio prendo a prestito il finale della tua tesi, che discuterai a breve e che contiene in poche righe ciò che mi pare il nocciolo, quanto in così estrema sintesi non riuscirei a scrivere io.
Usare un linguaggio corretto non è un vezzo o un'ulteriore passo verso l'appiattimento, verso il pensiero unico dell'omologazione, verso un essere asessuato, in cui le diversità vengono eliminate in nome dell'eguaglianza.
Semmai è proprio il contrario: usare un linguaggio corretto evidenzia e rimarca ancor di più le differenze, rendendo proprio per questo dirimente il tema dell’eguaglianza, evitando di confondere i due piani concettuali, quello dell’essere medesimo e quello dell’essere uguale.
L’opposto dell’uguaglianza è infatti la disuguaglianza, non la differenza: lavorare per contrastare la disuguaglianza non significa eliminare le specificità di ognuno, bensì costruire un ambiente inclusivo che valorizzi le diversità, che permetta la libera espressione delle originali singolarità e che realizzi, in un'ultima analisi, un mondo migliore in cui vivere, tutti, insieme.
Nessun commento:
Posta un commento