Una bontà che mi avvolge e a cui spesso replico con imbarazzo, come quei bimbi che diventano rossi e non sanno dove posare lo sguardo. Messaggi inaspettati, parole sussurrate in ascensore, persino abbracci nei corridoi e una festa a sorpresa con pranzo frugale, filmato commemorativo e addirittura un murales composto dalle centinaia di foto polaroid scattate a ciascuno degli ospiti di "Via Novelli", il tutto organizzato dai ragazzi e dalle ragazze di Edoomark. Una grandezza, la loro, che mi fa sentire ancora più piccolo, certo di avere molto dato, non lo nego, ma altresì di aver assai più ricevuto.
P.S. Un altro anno se ne va, pagine spicce consegnate all’archivio, storie a lettere minuscole che interessano una cerchia ristretta, allargata alle persone che negli ultimi dodici mesi ho conosciuto e a coloro che non ci sono più.
L'ultimo - in ordine di tempo - è un collega che ho stimato. Si chiamava Marco Dell'Oro e, conoscendolo, so che non apprezzerebbe se mi dilungassi o ne tessessi l'elogio. Perciò lo ricordo attraverso uno degli ultimi messaggi che mi ha mandato, prima che d'improvviso, nel maggio scorso, mentre era al lavoro, in una sera simile a tante altre la vita gli scivolasse via, come uno strappo.
"Commosso, ringrazio" mi aveva scritto per ringraziarmi di un saggio di Chesterton, che gli avevo regalato con questa dedica: "Grazie per ciò che fai, quasi sempre sottovoce o addirittura in silenzio...".
Ed è proprio così che se n'é andato, in silenzio, senza alzare la voce, in punta di piedi, come ha sempre vissuto.
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