domenica 28 giugno 2009

Datemi una O


"Ma dove vuoi che vada? Quello lì non sa nemmeno disegnare una O con un bicchiere". Lo sentito dire spesso da mio padre, in dialetto ("al nànca una O cun un bicér"). L'ho ripensato ieri l'altro, mentre vedevo il dvd de "Il Signore degli Anelli" in compagnia dei miei figli e mi sorprendevo a spiare le loro espressioni, di volta in volta di spavento o di stupore o divertimento. Di tutte le incredibili ed affascinanti creature partorite dalla fantasia di Tolkien e messe in scena da Peter Jackson, quella che più li ha incuriositi è stata l'Olifante. Tolkien con una O non si accontentava di disegnare un bicchiere, ma trasformava una creatura esistente in un animale immaginario, curioso e affascinante. Sono i nomi che mi incantano ne "Il Signore degli Anelli". Nomi propri: Aragorn, figlio di Arathorn, Denethor, Boromir, Faramir, Gandalf, Saruman, Sauron, Smigol, Legolas, Gimli, Bilbo, Smigol, Gollum, Nazgul... Ma anche Gondor, Rohan, Pellenor, Minas Tirith, Minas Morgul, Osgiliath... Ce ne sono decine e decine e a metterli in fila sembrano già una poesia. Del resto anche lui, Tolkien, in fatto di nomi non scherzava, avendone in aggiunta ben tre: John Ronald Reuel. Ora però devo andare. Sopra, nella sua stanza, c'è Giorgia che mi aspetta: ho promesso di guardarla con "l'occhio di Sauron" e spaventarla per benino, tanto non si addormenta lo stesso.
Foto by Leonora

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