venerdì 19 febbraio 2010

Polvere di memoria


Sessantasei persone, relatore incluso. Si parlava di etica e giustizia, questa sera, al mio paese, che conta diecimila abitanti e neanche un auditorium, una sala pubblica, accontentandosi dell'atrio di una scuola e di cinquanta sedie sparse, ma questo è un altro discorso. Comunque sessantasei persone sono molte, specialmente se fuori piove e fa freddo e restarsene a casa, al calduccio, è la prima opzione di qualsiasi essere adulto con del sale in zucca. Il relatore era Giuseppe Anzani, giudice al tribunale di Como e editorialista del quotidiano Avvenire. E' stato bravo, come sempre, un comunicatore affascinante, anche se per la prima volta m'è sembrato non al passo con i tempi, specialmente quando dall'analisi è passato alle proposte, ancorate a un mondo in cui sono le istituzioni e la politica a governare, mentre sono trent'anni almeno che questo sistema è in crisi.

C'è un altro aspetto che mi ha incuriosito: la registrazione audio e video dell'incontro e, insieme, gli appunti frenetici che prendeva qualcuno. M'è venuto da sorridere, pensando a tutte le volte che - ormai tanti anni fa - l'ho fatto anch'io. Dove sono finiti quei quaderni, dove le agende o i foglietti sparsi? In qualche scatolone, senza dubbio, pacchetti ben ordinati e conservati con cura, nei ripostigli di casa o in garage, con l'idea di riprenderli, prima o poi. Ma il poi non viene mai, non è mai ora e - lo so con quasi matematica certezza - rimarranno lì a fare polvere, finché anch'io me ne sarò andato e i miei figli o chi per loro caricheranno l'auto e porteranno tutto in discarica. Forse, adesso che ci penso, domani o dopo andrò alla caccia di qualche ricordo e caverò dai depositi quelle carte, sfogliandole anche, e commuovendomi persino, abbinando le parole scritte a situazioni, occasioni, circostanze dimenticate da un pezzo. Se anche sarà così - e non sono certo di farlo - sicuramente sarà un correre sulla superficie delle cose, lontano mille miglia dalle intenzioni visionarie e al tempo stesso miopi di allora. Mi rendo conto adesso di aver accumulato e accumulato appunti per fare memoria, come muratore che crede di essere previdente e posa con foga, senza pensarci, mattone su mattone su mattone, convinto di costruire una casa e infine si accorge che ha costruito per tutta una vita senza abitare un istante, senza godimento di dimora.

Non voglio sia così, anche se - a rifletterci bene - non è del tutto esatto. Lo comprendo se penso a questo blog, che tengo aggiornato proprio con l'intento di conservare memoria, in modo che un giorno io o i miei figli o chi mi conosce o anche chi di me non sa nulla, possa leggere e attraverso la lettura conoscere, condividere un'esperienza, una vita. Probabilmente non sarà così, probabilmente queste parole, proprio come quelle agende impacchettate nel cellophane, rimarranno lettera morta. Ma vive sono ora e, se anche non conoscessero meta, sarò sempre ad esse grato, perché è scrivendole che mi si sono illuminati di volta in volta il cammino, la strada.
Foto by Leonora

1 commento:

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

condivido ogni parola, ogni pensiero ed ogni sentimento: domande che anch'io mi sono posta... (eppur, si scrive...)


luciana - comoinpoesia
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