Stasera do i numeri, ma senza ambizioni da superenalotto né da manicomio.
Trecentosessanta, come i gradi dell'angolo giro. Trecentosessanta sono i miei post, questo compreso. Ho cominciato quasi tre anni fa, quando avevo altri problemi, diverse ambizioni, differenti motivazioni; continuo ora, tenendo fede a un impegno che per me è anche riscatto: non ho mai saputo tenere un diario e fin da quando ero piccolo mi son sentito spesso in colpa, ritenendomi umorale e discontinuo. Perciò coinsidero questo blog una medaglia al petto, una sorta di portolano che mi porto appresso o di giardino, che tengo curato e coltivo giorno per giorno. Quasi, giorno per giorno. Prima era più vario, ora forse mi sto ripiegando su me stesso, trasformandolo in qualcosa di più intimo. Non è una scelta a tavolino, anche se il fatto che sia pubblico e in qualche modo seguito, m'induce ad avere riguardo non soltanto dei miei desideri, ma anche del punto esatto in cui si incrociano con quelli degli amici che lo leggono e che lo leggeranno, in un futuro magari remoto, essendo pure un messaggio come quelli che si mettono nelle bottiglie e poi si affidano alle onde dell'oceano.
Quarantadue sono appunto le persone che per questo blog hanno una simpatia generosa, che li colloca tra i "sostenitori ufficiali", con tanto di fotina qui a fianco. In realtà gli affezionati sono assai di più e mi sorprendo ogni volta di scoprirne qualcuno, o perché lascia un commento oppure una mail o ancora mi ferma per strada e mi dice: "Io ti leggo. Sul tuo blog". Come ho già scritto, li considero un dono e mi fanno sentire ogni volta fiero, colpendo al cuore la mia vanità (non ci vuole per altro gran mira, essendo già abbondante di suo) e facendomi sentire fortunato, per niente solo. Nonostante ciò, imperterrito mi ostino a non mettere alcun contatore di visitatori, come ho deciso all'inizio di questa sorta di viaggio. Un modo come un altro per evitare di cadere nella tentazione di diventare da padrone a schiavo.
Ottocentonovantacinque sono invece, alla data attuale, gli "amici" che ho su Facebook. In principio ero assai selettivo, da un paio d'anni sono meno rigido e accetto richieste che arrivano anche senza sapere con esattezza chi siano, scoprendo spesso persone straordinarie e una ricchezza che non avrei mai immaginato. Anche in questo caso però cerco di prestare attenzione affinchè il fine non diventi lo stesso strumento. Considero Facebook l'evoluzione del vecchio elenco telefonico: non sono importanti i numeri, bensì la possibilità di entrare e tenersi in contatto. Non giudico chi colleziona "amici" come figurine e ne ha tre, quattro, perfino cinquemila, dico soltanto che io non riuscirei: è la differenza che passa tra coltivare i pomodori nel proprio orto oppure affittare un appezzamento di terra e praticare l'agricoltura intensiva, modello Farmville potrei dire, per farmi capire anche da coloro che non hanno messo mai piede in un prato.
Foto by Leonora
2 commenti:
Credo che ci voglia un grande coraggio a scrivere un diario, sopratutto se i propri pensieri diventanto accessibili a molti. E' uno dei motivi per cui non l'ho mai fatto, se qualcuno lo leggesse scoprirebbe i miei punti deboli e il mio orgoglio ne risentirebbe.
Preferisco tenermeli dentro, o raccoglierli in racconti brevi con personaggi che non sono me, ma forse...
Ti stimavo prima quando non ti conoscevo per come scrivevi, ora ho imparato che c'è un grande coraggio in te, che io non ho: di aprirti e farti vedere come sei. Dentro. mi piace pensare che un giorno anche io smetterò di avere questa corazza, prima di tutto con me stessa.
Vale
Condivido pienamente il suo punto di vista. Penso che questo sia una buona idea.
Assolutamente d'accordo con lei. Penso che questo sia una buona idea.
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