martedì 28 febbraio 2012

La scuola a testa in giù

Non sono mai andato volentieri a scuola. All'asilo sì e anche all'università (giorni d'esame esclusi). Alle elementari, alle medie e al liceo no. Ricordo che mi pesava tutto, in particolare alzarmi presto, studiare al pomeriggio e l'essere messo alla prova ogni giorno, con interrogazioni e compiti in classe che mi mettevano angoscia da quando mi svegliavo fino a che m'addormentavo, a letto.
Ho avuto qualche insegnante carogna, qualche altro impreparato e cialtrone, la maggior parte bravi uomini e donne, con qualcuno veramente in gamba, che mi ha trasmesso insieme alle conoscenze pure il carburante per la mia curiosità innata.
Ora quei giorni rimossi li ripercorro per interposta persona. Persone, plurale: i miei figli. Soprattutto Giacomo, giovane liceale alle prese con il salto triplo carpiato dalle medie alle superiori, a cui non posso imputare un cattivo impegno. Potrebbe fare di più, è ovvio, ma nel complesso si applica assai più di quanto facessi io. Peccato che nel frattempo la scuola sia diventata più esigente, specialmente la sua, ch'è anche la mia, ma cambiata parecchio.
A volte, lo ammetto, rimprovero a me stesso di aver lasciato che il caso decidesse tutto. Per me non c'è mai stata alternativa al servizio pubblico e non me ne sono mai pentito. Fino a qualche giorno fa, tirando le somme del primo quadrimestre e intravedendo le nubi scure del secondo. "Forse alle medie o anche alle elementari potevo scegliere per lui un percorso diverso, forse lo avrebbero seguito di più, forse avrebbe fatto meno fatica adesso...". Pensieri che mi arrovellano e anche se non esistono controprove - o forse proprio perché controprove non esistono - il tarlo del dubbio scava profondo.
L'altro giorno, tornando da un doppio colloquio, dopo aver parlato con due professoresse brave ma inflessibili, mi sono sorpreso a maledire le insegnanti che alle elementari e alle medie potevano essere più dure, severe, preparandolo meglio. Un pensiero ch'è durato tutto il tragitto da scuola al lavoro e poi nel resto del giorno, fino a che ho ripreso la macchina per tornarmene a casa ch'era già tardi, con tutt'attorno fanali e buio. E' lì che ho ripensato a Giacomo e a quanto egli sia orgoglioso ma pure sorridente, sereno.
Sì, è vero, forse le maestre non lo hanno bacchettato a dovere quando scriveva a zampa di gallina e si fa fatica a leggere ciò che scrive ancora adesso... Sì, è vero, forse qualche professoressa delle medie è stata troppo buona e non l'ha tirato grande come si fa con i cipressi ingabbiati dai pali di legno: dritto come un fuso. Forse sì, è vero anche questo, persino le insegnanti più arcigne non lo sono state abbastanza... Però... Però Giacomo è una ragazzo solare, limpido, un cuor contento. Al diavolo tutti i cattivi pensieri e le angosce del genitore premuroso che sono, opposto esatto (e anche un po' vigliacco) dello studente lavativo che ero. Voglio che lui riesca negli studi, ma non a scapito di ciò che nella vita conta davvero. E se ha bisogno di tempo per maturare, quel tempo glielo concederò, anche perché non scordo di averlo ricevuto per primo io.

Foto by Leonora

3 commenti:

trilly ha detto...

credo che le fasi di passaggio siano le più critiche. l'adolescenza è di per se una fase particolare. il primo anno di liceo è un anno particolarmente intenso, un vero e proprio cambiamento, lasciagli il tempo di "metabolizzarlo".

valentina orsucci ha detto...

Sono convinta che le medie abbiano un'importanza enorme nella formazione dei ragazzi.
Il passaggio dalle medie al liceo è enorme e traumatico, mette in crisi perchè necessita un passaggio di metodo. In questo passaggio è facile non vedere le risorse che si possiedono, e il ruolo dei grandi, secondo me, può essere proprio quello di aiutare i ragazzi a riconoscere quelle risorse.
Però tieni presente che al liceo anche una pagella apparentemente disastrosa può non essere di per sé affatto preoccupante. Non lasciare che si scoraggi!

Miranda ha detto...

bello bello questo post! Questi dubbi li ho anch'io, spesso, sia come madre che come insegnante. Neanche con me sono stati molto severi. Ho avuto molto tempo per giocare, per leggere, per andare in bici a spasso per il paese ed anche annoiarmi. Oggi la scuola è così esigente che i bambini non hanno più tempo per far niente...e non che poi siano più preparati di quanto lo eravamo noi... guarda come scrivono...
Alla fine dei conti comunque penso che la priorità sia la serenità, la voglia di imparare, la curiosità...il resto verrà da sé, stai certo.