Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
domenica 12 febbraio 2012
Qui riposa Whitney Houston (e il ragazzo posato che ero)
L'hanno trovata morta, in un hotel di Beverly Hills, e l'unica aggiunta allo scarno bollettino iniziale e' che soffriva di depressione. Di Whitney Houston m'ero dimenticato pure io, anche se negli anni Ottanta, quando gli ormoni erano frizzanti quanto spumante appena stappato e sapevo immaginare - immaginare l'universo - quella donna mi affascinava sul serio. Non ero un fanatico, perche' come ho gia' scritto in questo blog, fanatico non lo sono mai stato e credo non lo saro' mai di nessuno. Non compravo ogni suo cd, non sapevo le canzoni a memoria, non sono mai andato a un suo concerto. Pero' mi piaceva, un sacco. La consideravo la donna piu' bella del mondo e segretamente sognavo di incontrarla e che s'innamorasse di me. Poco importa se era piu' improbabile di un meteorite che precipitasse in giardino, anche perche' allora il viaggio piu' lungo lo facevo con il treno delle Nord, andata e ritorno Milano, tre vie, sempre le stesse, da Cadorna a largo Gemelli, in Cattolica, avanti e indietro. A meno che lei salisse in carrozza, un giorno, a Caslino al Piano o Rovello, era impossibile qualsiasi contatto piu' ravvicinato di diecimila chilometri in linea d'aria (tranne la volta memorabile in cui venne come ospite al festival di Sanremo a cantare e bissare a forza di applauso "All at once", credo. Li' i chilometri erano solo duecento). Pero' la speranza c'era e c'e' sempre stata, anche quando il tramonto e' arrivato precoce, insieme alla droga, al disordine, le botte, il corpo gonfiato, distrutto, la risalita, le ricadute. La mente l'aveva rimossa, scordata, il cuore invece e' rimasto aggrappato al sogno di vederla, incontrarla, poterle parlare almeno una volta, per dirle che quel ragazzo era stato innanorato di lei e la considerava la donna piu' affascinante, desiderabile, bella del mondo. Ecco perche' stamattina, quando ho letto ch'era morta, ho avuto una sensazione di inquietudine, di malessere, disagio, come se non avessi fatto qualcosa che dovevo e che ormai fosse troppo tardi, che la mia pigrizia sia stata ancora una volta imperdonabile, davvero. In quei giorni, dopo il treno della Nord, avrei dovuto prendere quello dello Stato, per Sanremo, e andare a dirglielo, di persona, facendo qualcosa di pazzo. E ora che e' morta mi sento in colpa e triste, anche per questo, perche' io qualcosa di pazzo non l'ho mai fatto.
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4 commenti:
Nn è mai troppo tardi ... Quantomeno con la fantasia !!!! ;) N
Si prova compassione e dispiacere per la scomparsa di una persona bellissima che con la sua voce aveva fatto sognare tantissime persone. Questo dimostra che il denaro e il successo non sempre sono cose che fanno star bene.....
Quando morirà Vasco Rossi, il fatto di essere riuscita, a 17 anni, a baciarlo almeno una volta, non mi consolerà affatto! Quindi....
E che la depressione e la solitudine e la disperazione vincano,sta succedendo sempre più spesso. E da quello che si sente- se uno tende bene l'orecchio- purtr. non accade solo alle Star.
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