Foto by Leonora |
Sono sere piene, anche se in casa oltre a me non c'è nessuno, sere in cui l'unico rimpianto è per le pipe che non fumo e i bicchieri di Porto o di Cherry che mi deliziano nei romanzi ma non ho in casa e non ho mai bevuto. "Posso offrirle un bicchierino di Cherry?". Quante volte l'ho letto, nelle pagine ingiallite di un libro.
Non ne ho mai avuto voglia di berne uno più di stasera, che ormai s'è fatto buio ma la calma è identica e sembra che sia lo stesso mondo a tenere il fiato.
Penso molto in questi giorni. Pochissima musica, zero tv. Avverto sottopelle, per istinto, che è l'ora di una nuova consapevolezza, l'istante in cui un uomo deve fare delle scelte e quelle scelte altro non sono che il tirare le somme, l'annodare i fili sparsi tessuti tutto attorno. Se sto in silenzio è proprio perché non me ne sfugga nessuno, perché le asole riescano e tutto venga collocato al proprio posto, pigiando il tasto "reset and restart" sul lavoro, mettendo a frutto i tanti spunti che nei mesi recenti ho ricevuto.
Sento la terra fermarsi, percepisco il vuoto che si fa attorno, come il nuotatore che resta sospeso trattenendo il fiato prima che i piedi si stacchino dallo scoglio e in un battibaleno si finisca nel mare ghiacciato, pronto però a nuotare di nuovo.
Scrivo tutto ciò perché nonostante le premesse è stata una bella giornata, ho ricevuto sul finire un'ottima notizia e sono cosciente di avere la forza, la determinazione, per affrontare ciò che mi attende e che va fatto. Non so se ci siano anche la capacità, ma questo è un altro discorso.
Intanto mi godo questo cielo immobile, come di cemento, e il frinire dei grilli. "Domani è un altro giorno" direbbe Rossella O'Hara, ma io preferisco Rhett Butler e il suo: "Francamente me ne infischio" che mi libera il cuore e mi lascia godere l'attimo.
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