Foto by Leonora |
È l'Italia che sorprende, quella dello short track o dello slittino, gente che non si vede e non si sente per mesi e medi e poi si nota, si distingue, si impone come eccellenza mondiale e dimostra quanto valga il talento, il sacrificio, la fatica. È l'Italia di Arianna Fontana, bronzo pure oggi alle Olimpiadi di Sochi, che guadagna fama e copertina, con un sorriso furbo e l'espressione sfrontata. Mentre la guardavo scivolare in tondo come una trottola, rapidissima, sul ghiaccio, pensavo a tutte le mattine in cui si sarà alzata all'alba, a quante privazioni avrà affrontato, quanti dettagli curati, che meticolosità con i suoi allenatori per affinare la tecnica, quanta passione messa, il dolore per superare gli acciacchi, l'attenzione al cibo, al bere, le rinunce... Lei è la punta, ce l'ha fatta, ma identica è l'impresa per le decine di italiani che sono lì, che fanno sport in un Paese in cui lo sport spesso è chiacchiera, senza lamentarsi delle poche strutture, più forti di ogni ostacolo e avversità. Non meritano forse loro una medaglia? E se sì, se la meritano, se dimostrano che il risultato si può raggiungere e bando a qualsiasi scusa, che diritto ho io di lamentarmi, di alzare il sopracciglio ed eccepire, di brontolare soltanto e criticare chi si dà da fare, chi almeno ci prova?
Non voglio farlo, non mi voglio accodare ai profeti di continua sventura, voglio insegnare ai miei figli ciò che ho imparato da mio padre, che il lavoro, la fatica, il sudore alla fine paga, sempre. Anche qui, in Italia.
P.S. Per la cronaca, sia Arianna Fontanna sia mio padre sono nati in Valtellina, di più, sono di Berbenno di Valtellina, ma credo che valga per qualsiasi borgo della penisola.
P.S. Per la cronaca, sia Arianna Fontanna sia mio padre sono nati in Valtellina, di più, sono di Berbenno di Valtellina, ma credo che valga per qualsiasi borgo della penisola.
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