Foto by Leonora |
Non mi capita sempre e neppure spesso, però quelle mattine ci sono e ho imparato a convincerci, staccando la spina dei pensieri oppure uscendo a correre, che quando vado a passo spedito i nodi si sciolgono e tutto si mette in ordine, più chiaro.
"Come stai?". Basta una domanda per far girare per il verso giusto il mondo. Non riceverla, farla. Ci riflettevo stamattina: "E' vero - dicevo tra me e me - ti senti vuoto, disorientato persino, vorresti stare da solo, non vedere niente e nessuno, però quante persone contano sul tuo saluto, sul tuo sorriso, e quante sono ancora lì, che aspettano, perché sei pigro dentro o per quella smania di voler sempre esagerare, di esserci alla grande e così non ci sei nemmeno alla piccola, per quel poco che sarebbe più che necessario?".
Me lo diceva Silvia, settimana scorsa: "Basterebbe un messaggio, di tanto in tanto". Che sciocco sono, a scordarlo. Così, oggi, tra un impegno e l'altro, mi sono ritagliato i minuti per farmi vivo con alcune delle persone a cui voglio bene, anche se qualcuna la vedo di raro, qualcun altra incontrarla sarebbe un miracolo. Ma l'amicizia supera le barriere, annulla le distanze e non sta con il pallottoliere a tenere il conto dei fili che si tendono, perciò mi sono deciso, ho fatto gli auguri di compleanno a Lory e a Valentina, che da qualche giorno è diventata mamma, così come ho chiesto "come stai?" a Luana, che mamma lo diventerà tra poco. Poi ho risposto a messaggi che giacevano in sospeso, sono salito due piani per salutare le persone che qui, a Bergamo, mi fanno sentire accolto, ho usato le cuffie per la musica meno del solito, sono rimasto "in ascolto".
Mi sono sentito meglio. Non c'è come fare il pieno di attenzioni per riempire il proprio vuoto.
Nessun commento:
Posta un commento