Foto by Leonora |
Deve essere il germoglio di ciò che accade agli anziani, che ne hanno viste troppe per sorprendersi ma non è raro si commuovano, talvolta persino rigando il volto di lacrime.
Abituato per mestiere a incontrare i potenti, mai ne resto ammaliato, scorgendo nove volte su dieci il dettaglio che ai miei occhi li rende deboli e distinguendo sì il loro punto forte con ammirazione, però un'ammirazione lucida, di testa, senza calore. Di contro mi viene un groppo in gola e diventano lucidi gli occhi quando mi trovo d'innanzi una persona normalissima, ma di spessore umano che fa eccezione.
M'è capitato pure stamattina, parlando con un insegnante, una persona della mia età, che in ciò che fa mette cuore.
In tempi in cui sono parecchio critico sulla scuola, irritato dal rifiuto da parte del corpo docente ad accettare qualsiasi riforma che porti a un cambiamento sostanziale, mi riconcilio con quel mondo quando sento una persona assennata, che accetta di dialogare e soprattutto di mettersi in discussione. Mi torna in mente l'episodio biblico di Abramo, che di fronte a Dio finisce con il perorare la salvezza di Sodoma, ingaggiando una trattativa in base al numero dei "giusti". Prima chiede che la città sia risparmiata se se ne troveranno almeno cinquanta e poi insiste ed insiste fino a che la cifra richiesta di assottiglia sensibilmente, scendendo infine a dieci.
Così vale per me, disposto ogni volta a concedere credito ai molti in forza della virtù dei pochi.
Al di là della preparazione e delle competenze conoscitive - condizione minima per insegnare in una scuola qualsiasi - ciò che conta maggiormente per me è lo spessore umano, la capacità di guardare al ragazzo nel suo insieme, aiutandolo a sviluppare i talenti che ha, senza negarne i limiti, aiutandolo tuttavia a superarli: questa è la vera sfida. Se altrimenti si va in classe come si entrerebbe in un ufficio ministeriale deputato ai protocolli, è ovvio che oltre a non cavar sangue dalle rape si otterrà un'aridità generale, con gli ultimi, i meno talentuosi, più penalizzati.
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