mercoledì 22 luglio 2015

Padri a briglia larga (La faccia pulita dell'egoismo)

Foto by Leonora
I libri di Francesco Piccolo parlano di me, proprio di me. Per questo lo adoro.
Sono libri che davvero mi cambiano la vita o almeno il modo di vederla, con la conseguenza appunto di cambiarla. È successo con "Il desiderio di essere come tutti", riguardo alla politica, accade ora, con "Momenti di trascurabile infelicità", su un versante più intimo: la famiglia (all'inizio almeno, perché l'ho appena cominciato, magari proseguendo mi faranno vedere con occhi nuovi anche altri aspetti, tipo la pesca, la pubertà, l'arte sacra o altro ancora).
Nel concreto, a pagina 20, in un capitolo riguardante colui che dovrebbe essere un figlio maschio - che lui chiama "il giapponese" - Francesco Piccolo scrive: "Il momento più bello di tutta la giornata è quando il giapponese si addormenta. Oltre, ovviamente , alle ore in cui lui è a scuola, e noi al lavoro".
Già. Se sono onesto, onesto onesto, forse pure un filo troppo onesto, per me è lo stesso.
Quante volte torno a casa e dopo un tempo imprecisato di convivenza, utile per scambiarci qualche informazione sommaria, attendo che Giacomo e Giorgia se ne vadano per i fatti loro, magari andandosene proprio, visto che è estate ed è bello uscire con gli amici in compagnia? Resta Giovanni, che avendo dodici anni non esce tutte le sere, ma anche con lui, dopo magari aver visto un film insieme, aspetto che tolga placidamente il disturbo, salendo in camera sua, andando a dormire, "facendo il bravo" insomma, dove fare il bravo significa lasciarmi in pace, permettermi di fare ciò che voglio, vuoi vedere altro in tv o mangiare senza esser visto la Nutella.
Estremizzo. Esagero. Neanche troppo.
Quando capita che faccia qualcosa con i miei figli non perché piace a me, ma a loro?
Per la risposta bastano le dita di una mano. Monca.
Quando Giovanni sceglie il film che piace a lui e meno a me (una volta su dieci)... Quando accompagno Giacomo a far pratica per la patente (una volta ogni paio di settimane)... Quando porto Giorgia in auto all'oratorio o la riporto a casa dopo una festa (una volta al mese)...
Frattaglie.
La verità è che a differenza della loro madre io sono profondamente egoista. E se ci penso lo era pure mio padre, anche se io gli volevo un bene infinito. Forse perché in fondo sapevo che se avessi avuto bisogno, bisogno vero, sarebbe saltato nel fuoco per me o avrebbe scalato una montagna. O forse perché dopotutto un padre deve essere così, deve tenere la briglia larga, deve insegnare loro non la simbiosi, bensì l'autonomia, che poi dell'egoismo è la faccia pulita.
P.S. E anche stasera mi sono lavato la coscienza.

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