sabato 21 novembre 2015

Voglio dire (Il coraggio della testimonianza)

Foto by Leonora
"Un semplice gesto d'amore genera un flusso senza fine". Lo leggo su un bigliettino e penso a tutte le occasioni che perdo quando ho la possibilità di mettere a dimora un seme buono e non lo faccio, tutte le volte che potrei parlare e sto zitto, quasi sempre per evitare di scontentare qualcuno, per un malinteso senso dell'ecumenismo, per un desiderio malsano di piacere a tutti, non essendo utile a nessuno.
Così facendo tradisco tutte le persone che ho sempre ammirato fin da quando ero piccolo, tutti coloro che mi hanno emozionato, andando contro corrente, prendendosi cura del debole, del diverso, del maltrattato, tutti coloro che hanno detto no alla violenza, all'abuso, al dominio di un essere umano sull'altro, rimettendoci del loro.
Rileggendo le loro storie mi sembrano giganti e nel cuore di bimbo che conservo mi illudo che se fossi stato al loro posto avrei fatto lo stesso, se avessi vissuto in quel tempo sarei rimasto al loro fianco.
Non ne sono più certo. Facile ripercorrrere il cammino a ritroso quando il solco è segnato, difficile invece tracciarlo noi, da principio, in un'altra epoca, in un altro campo.
Dare rifugio ad Anna Frank, salvare il bambino con il pigiama a righe, prendersi in casa Oliver Twist, scendere in piazza contro Hitler, essere bianco tra i neri di Mandela o Martin Luther King è scontato e semplice quando uno schiocco di dita, ma chi sono Anna Frank, il bambino con il pigiama a righe, Oliver Twist, Hitler, Mandela, Martin Luther King, ora, adesso?
La grandezza di coloro che ci hanno preceduto non è stata soltanto quella di scegliere tra bene e male, ma soprattutto di distinguerlo, rasente suolo, senza la possibilità che abbiamo noi, guardando tutto dall'alto.
Ecco, se ho un timore, se corro un rischio, mi pare questo: di non distinguermi per nulla, di fare parte di quella massa informe che con la propria indifferenza, banalmente chiudendo gli occhi o girando la faccia dall'altra parte, permette al male di prendere il sopravvento.
Non voglio sia così. Voglio dire con chiarezza che io sono per la pace e non per la guerra, ad esempio. Voglio dire che gli atti di terrorismo non mi faranno cambiare idea sull'astenermi da qualsiasi risposta che contenga pari violenza o odio. Voglio dire che l'accoglienza è un valore per me e che se è vero che quando avviene senza controllo può generare effetti deleteri, chiudere le porte o alzare muri non è la soluzione che cerco. Voglio dire che la libertà vale quanto la sicurezza. Voglio dire che un mondo in cui c'è chi guadagna mille o un milione di volte più dell'altro non è un mondo giusto. Voglio dire questo e molto altro e lo farò, già da oggi, usando i talenti che ho avuto in dono - la capacità di raccontare, ad esempio - e smettendola di girare alla larga dagli argomenti scottanti soltanto per paura di bruciarmi la reputazione e di essere etichettato.
P.S. Ieri ho avuto la fortuna di essere presente a un incontro di sensibilizzazione sulla pace, promosso dal comune dove abito, con ospiti Lorenza Auguadra e il gruppo dei 7grani, che di nome fanno Mauro e Fabrizio. E' stata una serata asciutta nella forma e feconda nella sostanza, in cui si sono alternate letture dal libro di Lorenza ("Ho visto il sole sorgere a Sarajevo") e brani di Mauro e Fabrizio. Grazie a loro, che a differenza mia il coraggio di "voler dire" ciò che pensano, ciò che ritengono giusto, l'hanno già trovato.

Nessun commento: