venerdì 5 febbraio 2016

Sedici anni (Pane caldo e uva americana)

Foto by Leonora
I tuoi sedici anni, oggi. Vorrei bloccare il tempo, congelarlo come si fa con le provette e l'azoto, per averti sempre così, splendida e splendente, nell'aprile dei tuoi anni, sorridente di quel sorriso in bilico tra l'innocenza che non è più innocenza e la malizia che non è ancora malizia.
Nessun espediente però cattura e intrappola la magia della tua età senza guastarla e alla fine soffocarla, ucciderla. Gusto perciò l'attimo, questo battito d'ali breve ed intensissimo, istante perfetto di felicità, conscio di avere un'immensa fortuna già ad essermene accorto.
Non è accontentarsi, semmai l'opposto: godere pienamente di piccole gioie che porto idealmente al collo, grani perenni di un rosario gaudioso e umanissimo.
Come quando mi infilo nel tuo letto ogni tanto, la sera, e tu hai occhi e dita incollate al cellulare e mi dici sbuffando "Dai, papà!" ma poi porti pazienza e ridi mentre ti canto "Un corpo e un'anima" di Wes e Dori Ghezzi (due che se si presentassero oggi a Sanremo farebbero girare canale a quattro italiani su dieci perché no, gli extracomunitari con le nostre donne non li vogliamo) o "Tornerò"dei Santo California (con i cantanti che avevano senza saperlo il look degli iracheni durante il regime di Saddam Hussein eppure negli anni Settanta spopolavano). E poi canti anche tu e ti fai grattare la schiena, come piaceva a tua nonna che non hai conosciuto. O come quando fai la lotta con Giovanni e gli tiri i cuscini e lui fa versi da maiale sgozzato, che per fortuna non abitiamo in un condominio altrimenti ci avrebbero già denunciato. O ancora quando torni la sera tardi tardi ma sei con Giacomo e senza dirvi una parola vi ascolto congedarvi, ciascuno verso la propria camera, mentre continuo a tenere gli occhi chiusi per cercare il sonno e ringrazio il cielo che siete sani e salvi, al sicuro. Oppure quando abbassi gli occhi, diventati lucidi e con un lacrimone all'angolo, dopo l'ennesima ramanzina di tua madre, perché hai tenuto spento il telefono o hai lasciato disordine dappertutto.
Gesti banalissimi conservati nelle gocce d'ambra della memoria, preziosi più di un gioiello.
Auguri allora, figlia mia. Tu sai quanto poco assomigli la nostra famiglia a quella del Mulino Bianco, eppure grazie a te la mia vita profuma di pane caldo e uva americana ogni giorno.

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