Foto by Leonora |
"Le ferite si rimarginano ma le cicatrici restano". Me lo disse, con una nota di asprezza ma con tono benevolo, accalorato, l'amministratore delegato poche settimane dopo il mio arrivo alla direzione del Cittadino. Abituato alla lievità e alla schiettezza di Como mi mancava l'esperienza di comprendere che il contesto ha sempre importanza, oltre che significato. Non mi pento di quei giorni di svolta per il giornale, i lettori apprezzarono e vendemmo più copie di quanto fosse accaduto negli anni immediatamente precedenti, ammetto però che avrei potuto essere meno maldestro, più accondiscendente non nello scrivere e tanto meno nel dare notizie, bensì nel tessere buoni rapporti con tutti, perché - parafrasando una frase che mi è cara - "il giornalismo è importante, ma la vita lo è di più".
L'ho presa larga, come al solito, ma l'immagine dei punti di sutura non m'è venuta in mente guardandomi allo specchio né ripensando ai miei primi giorni monzesi.
La terra. La terra, il luogo dove abito e dove il sabato e la domenica vado a correre o passeggio con il cane, i medesimi posti che mi hanno visto crescere, dove andavo ad arrampicarmi sugli alberi o a giocare a due bandiere quand'ero ragazzo. Le coordinate sono le stesse, il paesaggio visto dall'alto pressoché identico, differente è invece osservandolo da vicino: le piante e il verde hanno ripreso vigore sullo squarcio fatto dalle costruzioni negli anni Sessanta e Settanta, ridotto sensibilmente è l'intreccio di rovi e sterpi causato dall'abbandono della campagna a favore delle fabbriche, sempre in quegli anni, lasciando ora posto a un paesaggio più curato, così come nuove piste e vecchi sentieri sono tornati percorribili, accanto al letto dei torrenti e tra i boschi. Sono questi dettagli che ai miei occhi paiono punti di sutura tessuti con l'ago e il filo di una nuova sensibilità, di una maggiore attenzione all'ambiente e alla possibilità di viverlo appieno, senza farne scempio. Punti di sutura che non hanno cancellato le ferite, medicandole però, dando nuova forma, vitalità, armonia. E lo stesso vale per la città. Ogni volta che vado a correre al parco della Trucca, a Bergamo, mi si apre il cuore. E così in quello di zona Loreto, dove non è raro, mentre si cammina, vedersi attraversare la strada da un coniglio selvatico.
E' stato proprio uno di loro, un animaletto non più grande di un palmo e spuntato all'improvviso come il Bianconiglio di Alice, a suggerirmi di vedere le cose in modo diverso. Lo ha fatto senza proferire suono, semplicemente piazzandosi davanti e inducendomi a rallentare e portare la mano al volto, sentendo così il lieve solco lasciato dal medico che mise i punti al mio sopraciglio e rammentando in quello stesso istante, per associazione di idee, le altre ferite, quelle che "poi si rimarginano ma rimane il segno". Ai punti di sutura ho pensato proprio lì, in quell'attimo esatto, realizzando che nonostante gli errori che facciamo non è mai troppo tardi per porre rimedio e se ci mettiamo intelligenza, passione, impegno le cicatrici possono avere pure un che di affascinante, di bello.
Nessun commento:
Posta un commento