Sei arrivato ufficialmente a casa nostra un anno fa e hai scombussolato tutto, con quel tuo sguardo vispo, anche se a volte assente, poiché profondo è il vuoto che già da piccolo ti si è spalancato innanzi e lacerante il dolore dell'assenza, dei pezzi che ancora ti mancano.
Vorrei scrivere spesso di te, resisto per pudore, perché c'è un'intimità che non va violata, oltre a una ricchezza di emozioni, di situazioni, di sentimenti che per raccontarla tutta ci vorrebbe un libro.
Hai picchi di dolcezza, di affabilità, di purezza che ti invidio, che raramente ho notato in qualcun altro, così come in alcuni dettagli leggo le cicatrici che le ferite ti hanno lasciato.
Vorrei scrivere più su di te, per un motivo semplice: un giorno passerai di qua e troverai tracce che avevi dimenticato. Lo faccio con discrezione e parsimonia, perché è vero che certe cose le capirai quando sarai più grande, ma il nocciolo di quanto ci lega è chiaro in ciò che viviamo ed esiste un codice non scritto che sono certo si imprimerà in noi, a prescindere da cosa ricordiamo nel dettaglio.
Per adesso lasciami annotare questo: sei una benedizione per la nostra famiglia, per noi, che riceviamo più di quanto diamo e anche se spesso lo diciamo per abitudine o convenzione, il bene che ci vogliamo è un bene vero.
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