Ho imparato ad esempio che con i gomiti si possono fare un sacco di cose, comprese aprire le porte o salutarsi, tenendo una distanza quasi di sicurezza.
Ho imparato che pensavo di saperla lunga, invece era corta, tanto corta.
Ho imparato che la vita è spiazzante persino in questo tempo in cui credevamo di averla in pugno tutta e di poterla piegare, all'occorrenza.
Ho imparato che può capitare anche a te, a noi, e non soltanto a loro, agli altri.
Ho imparato ad avere paura, non il terrore dei film o degli incubi, piuttosto il timore del cerchio che si stringe, della marea che sale e non sai come andrà a finire, se l'acqua ti lambirà soltanto le caviglie o salirà ai polpacci o supererà il capo e dovrai restare in apnea.
Ho imparato ad avere paura, ma anche a non cedere all'angoscia degli ipocondriaci, ad essere prudente senza cadere nella fobia.
Ho imparato la compostezza nel dolore di una città che mi ha adottato e che sta reagendo con dignità superiore alla tristezza per i troppi morti tutti insieme, senza l'occasione di congedarsi bene, di accompagnarli nell'ultimo tratto di strada.
Ho imparato il coraggio di chi fa il proprio mestiere con coscienza, sia esso in prima linea oppure nelle retrovie, medico in terapia intensiva o addetto alle pulizie della corsia, direttore di giornale o edicolante, cassiera al supermercato o volontario in ambulanza, autista di bus o insegnante a distanza.
Ho imparato che si possono dire moltissime cose, quasi mai quella giusta (e proprio per questo l'umiltà dovrebbe far premio sul giudizio o quanto meno sospenderlo, evitando ogni saccenteria).
Ho imparato, più di tutto, che se ne esce più forti di prima soltanto se la radice è buona, perché altrimenti anche l'albero apparentemente robusto vacilla, s'incrina, si spezza.
P.S. Badare alle radici, fare in modo che siano sane, virtuose, è la vera emergenza. Perché le epidemie passano, la nostra comunità continua e questi giorni saranno trascorsi invano o, peggio, ci consegneranno una civiltà ancora più disgregata, individualista, se non mettiamo al primo posto ciò che conta davvero: la comprensione, l'aiuto reciproco, l'empatia, l'amore per l'altro, l'amicizia.
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