lunedì 8 marzo 2021

Il regalo∞ (Un otto, sdraiato)

Un otto sdraiato (∞) è il segno dell'infinito e infinita potrebbe apparire la distanza per congiungere due eventi che ricorrono in questo 8 marzo: la festa delle donne e l'ottantesimo compleanno di Ambrogio.
Invece un punto e croce in comune io lo noto.
Concerne il nesso tra riconoscenza e miglioramento, tra tradizione e progresso, tra vecchio e nuovo.
Non parlerò allora della festa né di Ambrogio, bensì delle donne e della generazione che ci ha immediatamente preceduto, quella di chi oggi ha settanta o ottant'anni, ovvero tutte le persone a cui dobbiamo il benessere di cui godiamo, i giganti le cui spalle ci hanno innalzato, senza le quali non avremmo tutte le opportunità che oggi abbondano.
La stessa generazione di mio padre, per intenderci, a cui non smetterò mai di essere grato e che per certi aspetti era avanti anni luce, un illuminato proprio, ma per altri restava ancorato a schemi fissi, che oggi mi appaiono in tutta la loro inadeguatezza, che stridono come unghie sui vetri in base alla sensibilità maturata nel tempo.
Ho citato le donne, non per caso. Io stesso sono figlio della concezione rigida secondo la quale l'uomo, il maschio, usciva a lavorare e la donna, la femmina, badava alle faccende domestiche, ad accudire prole e casa. Anche chi non faceva la casalinga e aveva un mestiere che la impegnava otto ore al giorno, come mia madre, era scontato che al ritorno a casa le spettasse pulire, stirare, lavare, cucinare...
In pratica è come se in una corsa, qualcuno dovesse gareggiare portando in più sulla schiena una zaino colmo di sassi, un fardello.
Inaccettabile, oltre che iniquo, ingiusto. Non soltanto per i miei figli, né per me, anche per lo stesso Ambrogio o per mio padre, se fosse ancora vivo, a ragionarci ora, ne sono certo (poiché una migliore sensibilità non è discesa dal cielo, né germogliata nel deserto, bensì si è formata "in virtù" della generazione che pian piano ci sta salutando, non "nonostante" essa).
Il vero regalo allora - come alternativa alla mimosa o, per i più generosi, in aggiunta ad essa - è lo scrollarci di dosso pregiudizi, vecchi stereotipi e cattive abitudini che di fatto penalizzano, discriminano.
Non una benevola concessione, bensì la presa di coscienza di un torto evidente e l'opportunità di porvi definitivamente rimedio (da parte mia, ad esempio, spendendo qualche parola meno e pulendo casa o cucinando, di più).

P.S. Quello che avevo da dire ad Ambrogio gliel'ho detto, lasciandogli ieri sul tavolo una bottiglia di vino e una lettera, per raccontargli ciò che a voce non riuscirei, per una sorta di pudore, di imbarazzo. Qui aggiungo soltanto un dettaglio, scrivendo che per lui provo una stima e un bene immensi, che somigliano proprio a un otto, sdraiato.

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