Semmai impronte, dove io stesso ho poggiato i piedi, imparando ad esempio che “tenere” all’altro o all’altra non significa essere “gelosi”, poiché l’amore non è un laccio, non si può “imporre”, piuttosto è mano tesa, che l’altro o l’altra possono pure non accettare.
Per il resto, ho poche certezze e molti “se” (come nella poesia di Kipling).
Se guarderai dritto negli occhi e dritta negli occhi ti lascerei guardare…
Se avrai pazienza e saprai abbracciare, pelle a pelle, prendendoti il tempo per respirare…
Se sentirai corpo e mente in sincronia, come un tambureggiare…
Se avrai curiosità, desiderio di conoscere, esplorare…
Se lascerai fuori dalla porta paronoie e pregiudizi…
Se ti abbandonerai per almeno un istante ai sensi, alla parte più istintiva, quella che sopravvive da millenni, generazioni…
Se vivrai l’attimo, senza null’altro contare…
Se ascolterai il tuo cuore e l’unica bussola sarà lo stare bene…
Allora e solo allora, figlia mia, “vivere” sarà voce del verbo “amare” (tempo presente, prima persona plurale).
P.S. L’amore passionale è fuoco, vento di tramontana, turbine, discesa impetuosa, vetta altissima, immersione totale, onda che infrange, picco dei sensi.
Merita di essere vissuto, sarei falso e bigotto se dicessi altrimenti.
Con una nota a margine, una postilla a fare da bussola, indicazione.
Ricercare “momenti intensi” di felicità è umano, profondamente umano, così come “cogliere l’occasione”, l’attimo fuggente, non scordando però di dare valore al resto che si ha e che completa, “compone”.
Poiché solamente l’equilibrio, la stabilità, la coscienza in pace, portano serenità, una vita buona, di quelle che si dorme quieti la notte e ci si alza al mattino, guardandosi allo specchio senza abbassare gli occhi.
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