Rabbia, sgomento, delusione, fanno quell’effetto lì. Se ne sono accorti anche i miei figli, incappando in uno dei post a più alto tasso di cattiveria di una campagna elettorale che finalmente s’è chiusa, insieme alle urne, ieri sera.
E se ne parlo adesso, in questo tempo sospeso in cui le urne delle Comunali sono sigillate e non si sa nulla, è perché se lo avessi fatto prima sarebbe stato letto come favorire qualcuno, mentre dopo potrebbe suonare come rancore da sconfitta o supponenza da chi l’ha spuntata.
A me invece del voto importa relativamente.
Ho appoggiato Isabella con convinzione, perché so quanto vale, dopo aver capito che le mie insistenze affinché lasciasse perdere restavano inascoltate, cercando di stare comunque fuori dalla mischia, senza tifo da stadio, considerato l’alto livello di virulenza.
Se scrivo questo post è proprio per cavarne una lezione sull'utilizzo dei social, per mettere in guardia su quanto siano pericolosi, se non ci si educa ad usarli, se lo si fa in maniera superficiale o maldestra.
E non mi riferisco ai ragazzi, bensì agli adulti, a quelli della mia età, perché siamo proprio noi i più esposti al pericolo, cresciuti in un'altra epoca e incapaci ora di utilizzare certi strumenti con piena coscienza.
Ogni volta che vediamo qualcosa su Facebook, prima di mettere un like o commentare, dovremmo leggere con attenzione e pensare: questo frase la direi guardando l'interessato o l'interessata negli occhi, se l'avessi qui davanti, di persona?
P.S. Sui post specifici non aggiungo nulla, si commentano da soli. A lasciarmi mortificato sono stati i commenti d’appoggio e i “like”, messi da persone che considero amici e amiche, che ho sempre stimato o a cui Isabella sono certo non abbia fatto nulla. Non pubblico qui l'elenco, perché voglio evitare l'effetto "lista di proscrizione", ma a loro, in privato, lo farò sapere.
I miei figli e chi mi conosce bene infatti sanno che non sono buono di natura, che sono nervoso, anzi, e collerico, talvolta. Però sanno anche che uno dei principi che da quasi cinquantotto anni mi fanno da bussola e che spero di non perdere mai, è il non avere nemici e salutare sempre con il sorriso, e parlare con tutti, senza mai portare rancore con nessuno, né dover abbassare gli occhi per astio o vergogna. L'unico modo per riuscirci, per andare oltre, è non tenersi dentro nulla, dire le cose schiettamente, in maniera personale, diretta. Perché perdono esiste soltanto quando c'è giustizia, altrimenti è soltanto ignavia. O indifferenza.
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