Di quel giorno ricordo che è stato il più bello e che andò tutto benissimo, senza un dettaglio fuori posto, come accade soltanto per grazia ricevuta, mai per volontà, bravura o progetto.
E se trent’anni dopo siamo ancora qui, a condividere non soltanto un anniversario, bensì un pezzetto di noi, ogni giorno, lo dobbiamo alla Provvidenza (o al destino) e lo considero un dono.
Che se mi guardo indietro e ripenso a quanti errori commessi, a come siamo cambiati, alle reciproche rigidità, differenze, gusti, distanze, mi pare un miracolo non aver inforcato un paletto ed essere ruzzolati fuori pista, in quello slalom gigante senza binari obbligati che è la vita di coppia al nostro tempo.
Di certo, tra i due, il più fortunato sono io, per mille e una ragione che non starò a elencare, ma che tra me e me, in ogni esame di coscienza, riconosco.
Il frutto più dolce di quel giorno lontano sono i nostri figli e i rami d’amicizia che con tante persone abbiamo mantenuto o formato di nuovo, ma il complimento più bello l’ho ricevuto da te, ieri sera, a distanza di chilometri (perché neanche allo scoccare del nostro anniversario c'ero), al telefono, sentendoti dire senza enfasi, con leggerezza: “Lo rifarei, di nuovo”.
P.S. Giacomo, Giorgia, Giovanni e Kadir ci hanno fatto un regalo speciale, che mi ha commosso. E nulla turba la felicità piena, totale, di questo giorno, neppure le turbolenze dovute agli ultimi giorni prima del voto. C’è però un pensiero fisso, costante, che mi accompagna e rimanda a una persona che non c’è più e mi ha insegnato senza troppe parole il senso del restare insieme, nonostante tutto. Non c’è giorno in cui non mi venga in mente, sentendo quasi una colpa, perché noi siamo qui e lui no, a godersi moglie, figli, gioie della vita, sconfitte della nostra squadra del cuore uno accanto all’altro, lui sulla sedia io sul divano, e giorni nella baita in cui se chiudo gli occhi lo “vedo”, tuttora, mentre sorride e guarda il golfo di Piona, sul lago. Forse tra altri trent'anni saranno passati il dolore, lo sgomento, la fede, la rabbia, e resterà di certi congedi anticipati soltanto la dolcezza del ricordo. Nel frattempo unisco a treccia sentimenti contrapposti, consapevole di dover essere grato per ciò che in dono ho ricevuto.
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