Nei miei occhi però ci sono ancora gli orditoi, i banchi di stampa e i telai, con pettini enormi e rocchetti di migliaia di fili, che quando se ne rompeva uno c'erano donne che in una frazione di secondo lo riannodavano, un gioco di prestigio che pareva magia.
È lì, se ci penso, che ho imparato uno dei segreti della vita: l'importanza della trasversalità, della relazione capace di trasformare in incrocio ogni linea, come ogni ordito s'appoggia alla sua trama per partorire tela.
Per ogni ascissa, un'ordinata: è così che da singoli costruiamo comunità; è così che andiamo d'accordo, evitando i compartimenti stagni, anche rispetto alle "bolle" in cui tendono a mantenerci per primi i social.
Se l'omologazione risulta infatti rassicurante, è l'ago appuntito delle differenze che permette di sviluppare comprensione, tolleranza, coesistenza.
Penso alla fede calcistica o alla politica, trasversali tra colleghi, tra compagnie di amici, nelle famiglie. E le stesse famiglie, trasversali alle generazioni. E le generazioni, trasversali a loro volta alla fede calcistica o alla politica. Oppure l'amore, di cui la trasversalità è tratto distintivo, oltre che una forza, capace di congiungere ciò che natura o cultura separa.
P.S. La diversità è ingrediente fondamentale, pure nella coppia. Anche quando razionalmente cerchiamo chi ci è simile, la natura riproduttiva crea attrazione per le discrepanze. Ed è nelle pieghe giganti o minuscole che differenziano l'una dall'altro che sta il cemento dell'unione di lunga durata. Così come, parimenti, fiato corto e orizzonte limitato hanno coloro che restano immobili, che non sono disposti a cambiare, neppure di una virgola.
"Se mi ama, deve accettarmi come sono" è una frase infida, da coltello bilama.
Siamo noi che, se amiamo, dobbiamo smetterla di essere come eravamo prima di incontrarci e abbandonare il vecchio bozzolo, trasformarci da bruco in farfalla, sbattendo le ali per andare incontro, per lasciare poco a poco o tutto d'un colpo il ramo a cui eravamo aggrappati con forza.
Anche se poi, alla fine, nelle relazioni sentimentali, a due si riducono le regole auree che andrebbero scritte a caratteri cubitali sulle pareti di casa, come i greci dipingevano sui frontoni dei tempi le verità rivelate.
Primo: il noto, ma sempre dirimente “se lui o lei esita, la verità è che non gli/le piaci abbastanza”.
Secondo: lo spiccio ma essenziale “se non ti fa stare bene, non è la persona giusta”.
Il resto è mancia.
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