lunedì 23 giugno 2008

Costruire ponti


Scrivo meno in questi giorni, ma non è una resa. E' mia ferma intenzione dedicare a questo blog e alla lettura di quelli altrui un po' di tempo, ogni giorno. Resto convinto delle risorse infinite che offrono le relazioni in rete. Oggi, ad esempio, leggendo un post di Andrea sulle cose che contano veramente nella vita, mi sono trovato d'accordo con lui ed è stata un'occasione per riflettere sulla mia stessa esistenza, forse troppo affannata in queste ultime settimane (affannata ma densa di soddisfazioni).
P.S. Poiché in fatto di lutti quest'anno la mia famiglia pare non voglia farsi mancare nulla, ieri è morta la zia Carla, sorella di mia nonna e che della nonna stessa, scomparsa trent'anni fa, ha fatto le veci. La zia Carla aveva un rapporto speciale con Gianni, fratello di mia mamma, che se ne prendeva cura, fino a che un male subdolo nel maggio dell'anno scorso se l'è portato via. La zia Carla ha cominciato a morire davvero quel giorno. Sta di fatto che lasciarla in casa da sola, negli ultimi tempi, era diventato un azzardo e giovedì, a malincuore, l'abbiamo accompagnata a Sala Comacina, in una casa di riposo. "Se ci fosse stato lo zio Gianni non sarebbe successo, non lo avrebbe permesso" ha detto mia madre, sulla strada del ritorno. Tre giorni dopo, ieri, come un fulmine a ciel sereno (poiché a noi che eravamo andati a trovarla tra venerdì e sabato era parsa in salute, in forma persino) la crisi, la vana corsa con l'ambulanza in ospedale e il decesso. Il funerale ci sarà domani, 24 giugno, giorno in cui lo zio Gianni se fosse ancora vivo avrebbe festeggiato il compleanno.

Foto by Leonora

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi spiace. Condoglianze.

valentina orsucci ha detto...

Mi spiace.
Ma da quello che hai scritto mi spiace per voi, non per lei.
Mia nonna vive una condizione simile da quando ha perso non il marito (che tutto sommato non sopportava gran che) ma il lavoro in campagna.
E' morta in quel momento. Ora sopravvive in una casa di riposo mettendo in fila giorni senza senso, e chiedendo, nei pochi momenti di lucidità, di poter lavorare in giardino. Spero che tu capisca il senso di queste parole.

Giorgio ha detto...

Le capisco. E ti abbraccio (un abbraccio vero, non per modo di dire)