sabato 21 marzo 2009

Uomini d'un altro pianeta


Mi avvicino ai duecento post e sono grato ad ognuno che passa da qui e legge o semplicemente dà una sbirciatina, ogni tanto. Noto, guardando a lato, che aumenta il numero dei lettori che mettono nome e volto accanto al mio. Li ringrazio tutti e undici, uno ad uno. Alcuni li conosco benissimo, altri meno, qualcuno niente affatto. E' pensando a me e a loro e a tutti quelli che leggono o leggeranno queste righe che scrivo. Lo faccio col mestiere con cui compilo un articolo e con lo spirito che si riserva a una lettera da inviare al fratello, all'amico. Esattamente come adesso, che batto le dita sui tasti dell'alfabeto, alla luce fioca e calda di un paralume, mentre tutto attorno è silenzio, ma nell'istante preciso in cui scrivo è come se fossi in compagnia di persone che conosco e ci fosse baccano e rumore di bicchieri e di vino versato. Oggi sono stato al Planetario di Milano. Ho portato Giacomo e Giorgia e Giovanni perché c'ero stato quando ero piccolo e ricordavo ch'era stato bello. Lo è stato ancora. E più di tutto, più della conferenza, più dell'astronomia, più del pur incommensurabile fascino dello spazio infinito, mi ha colpito quel proiettore enorme detto appunto "planetario". Nell'era dei computer, delle immagini virtuali, della grafica digitale, degli effetti speciali, è arduo stupirsi. Lo faccio se penso a quegli uomini che poco meno di cent'anni fa costruirono uno strumento di precisione sofisticato e portentoso, capace di ricreare il movimento degli astri e riprodurlo su una volta a mezza sfera. Lo stesso ingegno che portò Copernico, Keplero, Galileo e ancor prima gli scienziati arabi a scrutare il cielo e fare calcoli e determinare teorie scientifiche che resistono nel tempo. E' lì, al buio, con un mal di collo d'accidente (bello, il planetario, ma scomodo!) che mi sono sentito nello stesso istante grande grande e piccolo piccolo.

Foto by Leonora

2 commenti:

toto ha detto...

anch'io ero stato al planetario e mi aveva impressionato soprattutto pensare che si potevano vedere anche le stelle dell'emisfero australe altrimenti invisibili dalle nostre parti.

qualche anno fa, in una città dei balocchi prenatalizia, una mia collega aveva recuperato un piccolo planetario portatile con tenda ed era rimasto in piazza Cavour per qualche settimana facendo la gioia di grandi e piccini. Mi ero ripromesso di farci visita, ma non ero riuscito. Adesso, quando Giacomo sarà un po' più grande, sicuramente andremo a Milano a stupirci insieme!

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Tempo permettendo (immagino: poco!), un piccolo suggerimento in proposito è la visita al Parco astronomico di Torino(www.planetarioditorino.it).

Ci sono stata circa un mese fa - è soprendente quanto la magìa del cielo (in tutte le sue forme, anche scientifiche e storiche) riesca a coinvolgere completamente!

Luciana - comoinpoesia.com
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