mercoledì 8 luglio 2009

Un padre, una comunità


Ieri ho messo on line il nuovo blog, quello di cui parlavo nel precedente post. L''ho intitolato "ComoUnica" perché parla di Como, del comunicare ed è un esperienza unica, nel suo genere. Non m'illudo che possa servire agli altri, spero sia utile a me stesso, a rimettere in moto il cervello, a studiare, ad approfondire il pensiero. "Chi ha tutto non si muove" disse un giorno di Epifania di ormai tanti anni fa il parroco del mio paese, commentando il mettersi in moto dei magi al cospetto della stella cometa. "Chi ha tutto non si muove" e io non voglio campare con la pancia piena e la testa vuota. Tutto qui.

Oggi invece ho avuto una soddisfazione professionale e personale che mi piace condividere con i miei amici, con chi passa da qui. Settimana scorsa Danny e Andrea, due ragazzi di Cernobbio, sono morti in un incidente stradale. Avevano ventuno e ventiquattro anni ed erano amici per la pelle e, anche se questo mestiere mi ha reso più cinico, non è stata una notizia qualunque. Prendendo spunto da ciò che aveva fatto L'Ordine (qualche settimana fa, quand'era morta Valentina, un'altra ragazza giovanissima, avevano pubblicato una raccolta di messaggi scritti su Facebook in occasione di incidenti stradali capitati in tutta Italia) abbiamo deciso di dare voce al dolore degli amici di Danny ed Andrea, dedicando loro ogni giorno una pagina. Lo abbiamo fatto perché spesso, quando capitano simili tragedie, è facile scivolare nella retorica, nel manierismo o, nel migliore dei casi, nel mestiere, mentre quei messaggi sono spontanei, veri, anche quando sono semplici o banali. Lo abbiamo fatto consapevolmente, con l'idea che il giornale svolge il suo compito, assolve la sua funzione quando diventa un tutt'uno con la sua comunità, diventandone la voce. Oggi pomeriggio ne abbiamo avuto la conferma quando in redazione si è presentato il padre di uno dei due ragazzi, portando con sé quattro pagine scritte di suo pugno, con una penna biro di colore blu. "Scusatemi - ci ha detto - vorrei chiedervi di pubblicare questa lettera". Una lettera semplice, terribile, commovente e bellissima insieme. "Le parole che non ti ho detto" l'ha intitolata e, come ho scritto nella presentazione sul giornale, pubblicarla è stato un onore. Questo è il link per il testo della lettera in cui quel padre ha saputo trarre dalla morte di suo figlio una lezione di vita per noi.
Foto by Leonora

2 commenti:

Wilma ha detto...

Mi capita sempre più spesso di fermarmi a riflettere su quante belle persone, quante stimolanti esperienze e quante ricche e fervide idee si trovino nei blog.
Ho letto il tuo progetto e l'ho pensato ancora più intensamente.
Prosegui. Un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Quei ragazzi andavano come pazzi. Se avessero incrociato un'auto e ammazzato un innocente, di cosa discuteremmo? Ma siccome sono morti solo loro, ecco la retorica della morte precoce (Muore giovane chi è caro agli dei, ecc.). Mi spiace, ma con tutto il rispetto per il dolore dei loro genitori e dei loro amici, non è nascondendo la verità che si affronta il problema delle così dette vittime della strada. Con stima.