giovedì 18 novembre 2010

Garibaldi fu ferito


Ciascuno ha le sue convinzioni, che mutano per cultura, istinto ed esperienza. Quello che faccio qui, lasciare quasi ogni giorno una traccia, contraddice nei fatti l'opinione che negli anni mi sono fatto della memoria, cioè che prima poi svanisce, passa. Possono passare dieci anni, cento o migliaia, ma l'esito è il medesimo, così com'è vero che anche il più antico dei monumenti si sgretolerà ad un certo punto della parabola dell'universo. Una consapevolezza che non mi turba, tutt'altro: come ho scritto altre volte, per certi versi mi rassicura. Ne parlo perché tornando per cena, nonostante fossero le dieci passate, ho ascoltato Giacomo ripetere la lezione di storia. Lo sbarco dei mille, l'incontro di Teano, l'unità d'Italia... Quando ero piccolo Garibaldi era un mito. Si cantavano canzonette che lo riguardavano ("Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba, Garibaldi che comanda, che comanda il battaglion") e ricordo che in quinta elementare, invece dell'album dei calciatori, feci una raccolta di figurine sul Risorgimento. Oggi mi sembra lontano quel tempo: più di Garibaldi stesso. Non è soltanto responsabilità della politica, anche se allora uno dei maggiori partiti lo aveva scelto per modello, mentre uno degli attuali lo vede come il simbolo di un misfatto (io per altro andavo a scuola dalla suore, eppure Garibaldi era ugualmente riverito, segno che l'ottusità perché sia perfetta necessita di qualcuno che lancia l'anatema ma anche qualcun altro che lo raccoglie e si adegua con zelo). La corrosione ha origine assai più profonda dell'onda del momento e in ogni caso, ciò che rimane, non è mai fedele all'originale. Chi fosse veramente Garibaldi lo sapeva lui solo ed è una regola che vale per ognuno di noi, compreso me stesso, che in questo blog ha una versione patinata, un riflesso.
P.S. Non riesco più a vedere i telefilm. Anche i film, talvolta, ma le serie tv quasi sempre, specialmente i gialli, che sono stati sempre la mia passione. Sarò diventato un pignolo, ma non c'è episodio in cui mi appaia banale la trama o - più spesso - non scorga una lacuna, un punto che non torna, un dettaglio inverosimile, un difetto. E così, invece che godermi la puntata, mi fisso su quell'aspetto o faccio attenzione per scoprirne un altro e in ogni caso cade in verticale la poesia del momento. Aiuto! Almeno in questo, vorrei tornare ad avere l'ingenuità di un bambino.

Foto by Leonora

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