venerdì 13 luglio 2012

Come la ghisa (è l'uomo contemporaneo)

Come la ghisa. Voi, la maggior parte delle persone che passano da qui intendo, probabilmente lo ignorate, perché leghe e metalli non sono certo la vostra passione e non avete avuto un padre che per metà della sua vita li ha comprati e venduti. Io che lo ho avuto invece so quanto pesante e duttile è il piombo ad esempio, che leggerezza ha la barra d'alluminio, in che oggetti si nasconde il preziosissimo nichel, la lucentezza del rame nei cavi, come si capisce che l'acciaio di quella pentola è veramente inox 18/10 e non ferro banale (basta usare la calamita: se attacca è ferro e vi hanno fregato, se scivola via avete speso i vostri soldi bene). La ghisa invece è durissima, una lega di ferro e carbonio utilissima per certe applicazioni perché a buon mercato e poco intaccabile, ma che ha proprio nella durezza il suo punto debole. La ghisa infatti è facile da spaccare. Basta un colpo di mazza, assestato bene, per mandarla in pezzi, essendo rigidissima, per nulla elastica, adattabile. Ecco, in questi giorni, in queste settimane, io mi sento come la ghisa: forte, ma ch'è sufficiente un imprevisto (una delusione, un inghippo, per non parlare di una malattia, di una preoccupazione) per farmi saltare. Una condizione che penso sia paragonabile all'attuale società, a questa nostra generazione, gigante dai piedi di argilla, apparentemente tutta d'un pezzo, tostissima, ma che per un nonnulla può andare in frantumi. P.S. Il difficile è allora come trasformarsi in acciaio, forte ma elastico, destinato nel tempo a durare adattandosi a danni e intemperie.

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