E' soltanto questione di tempo. Non sempre, spesso. Me ne accorgo ascoltando le canzoni anni Settanta di Renato Zero, che biasimavo e persino irridevo quando ero ragazzino e mi piacciono adesso. Non è l'unica musica che ho rivalutato. Quella degli anni Ottanta, ad esempio. O i film di Verdone. Chissà se il vintage ridarà lustro anche a questo nostro tempo magro. O forse è grasso senza che ce ne accorgiamo, semplicemente perché ci siamo seduti, abituati al comodo, diventati un tutt'uno col divano. Parlo della testa, non del corpo. C'è intanto un uomo che invidio: il papa. Papa, maiuscolo. Ma non è lui, non è Benedetto Decimo Sesto, bensì l'uomo, Joseph Ratzinger, il teologo che per il bene della Chiesa s'è tirato da parte, rimettendo Dio e la fede al centro. Sì, la fede, poiché soltanto chi crede profondamente sa che è facendosi piccoli che si diventa grandi davvero e che la preghiera dell'umile cristiano vale più di tutti i simboli e i paramenti di prezioso broccato. Lo invidio perché tra pochi giorni potrà dedicarsi ai suoi libri, agli studi, alla passione che ha sempre avuto. Mi pare, nella sua banale straordinarietà, un gesto profetico. Il segno che il potere, il denaro, il dominio dei beni materiali hanno un limite e che anche quando il senso sembra unico, c'è sempre una possibilità: mettere la marcia indietro.
1 commento:
Chissà se le motivazioni sono davvero quelle enunciate dallo stesso in latino o forse perchè stanco del potere terreno della Chiesa che per molti stride come lo scorrere del gessetto sulla lavagna.
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