Foto by Leonora |
Quante volte, andando a letto, la sera, ritrovo pensieri disseminati di domande senza risposta. Cosa faranno da grandi i miei figli? Se la caveranno? Riusciranno a finire le scuole? Troveranno un lavoro? Formeranno una famiglia? Saranno felici? Potranno contare su tutto il ben di dio che ho avuto io?
Avrei altri punti interrogativi del medesimo tenore e che non trascrivo per non trasformare queste righe in un elenco ansiogeno.
A farla da padrone è l'incertezza e ci sta. Me ne sono fatto una ragione e ho accantonato da un pezzo l'ossessione di dare loro una sicurezza materiale, ben sapendo che per quanto riguarda il destino aveva colto nel segno Epicuro: abitiamo tutti una città senza mura. Così pure i consigli o gli ordini, che mi ostino a dispensare più per rispettare un dovere nei confronti di me stesso che per la reale convinzione servano davvero (semmai è l'esempio a poter marcare un sentiero, ma in quel caso non sempre il mio è positivo). E se per quanto riguarda l'essere umano troppo vari sono gli ingredienti e la loro miscelazione per tentare di riassumere ciò di cui sono convinto in un motto, se invece mi fosse chiesto di scegliere dal mazzo un'indicazione per quanto riguarda il lavoro, un suggerimento da dare, non soltanto ai miei figli, ma a tutte le persone che nello zaino hanno più futuro che passato, ripeterei la frase che di recente ho ascoltato da qualche parte (forse nel libro "Cambiamo tutto" di Riccardo Luna, ma non ne sono sicuro): "Diventa bravo a fare qualcosa, diventa il più bravo in quella cosa, se riesci". Il resto è contorno.
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