giovedì 9 marzo 2017

L'otto e il nove (Sette consigli non richiesti a mia figlia)

Foto by Leonora
Ti scrivo il 9 e non l'8 marzo, Giorgina, perché non può essere uno soltanto il giorno di festa dedicato alla donna. E lo faccio qui, mettendo in fila sette consigli non richiesti, poiché non sarei in pace se badassi soltanto a te, alla felicità di mia figlia, ignorando che al pari tuo ciascuna donna merita di essere felice, serena.
Uno. Sii capace di bastare a te stessa. Cerca, com'è naturale che sia, qualcuno che sappia farti sentire completa ma completa non dimenticare che lo sei già tu: soltanto se per prima ti vorrai bene riuscirai a voler bene pure all'altro, agli altri, a chiunque incontri sulla tua strada.
Due. Sentiti ogni giorno una principessa, una regina. Innanzi tutto perché per qualcuno - per me, per tua madre, per molti altri - una principessa lo sei veramente, ma se anche tua madre ed io e molti altri non ci fossero più, ricorda che principessa, regina, lo sei da te, avendo radici profonde, appartenendo a una genia millenaria e avendo la dignità di essere umano, una tra le creature più meravigliose che ci sia.
Tre. Ricorda che sei stata desiderata, attesa, amata fin dal primo spasmo di vita, fin da quando non eri che un'asola di cromosomi, un punto indefinito nell'ecografia. Un amore che spero abbia generato e saldato la tua autostima: non permettere a nessuno di minarla, di incrinarla, men che meno di cancellarla.
Quattro. Rifuggi le relazioni con chi ogni giorno ti toglie serenità, sicurezza, gioia. Allontana presto, senza ripensamenti, chi giudica con sufficienza ciò che fai, chi ti mette a confronto con gli altri, che ti fa sentire a disagio e pian piano azzera la fiducia in te stessa.
Cinque. Cogli immediatamente i segnali del disagio, non attendere un giorno in più, non dire mai: "Forse ha ragione, forse sono inadeguata, sbagliata, forse la colpa è mia". Il baratro non è mai una porta spalancata all'improvviso, semmai è un scivolare lento, inesorabile, impercettibile fino a che è troppo tardi e per uscirne occorre la mano di chi ti prende per i capelli e da fuori ti aiuta.
Sei. Misura chi ti è accanto dalla positività che ti sa trasmettere, dal sorriso che ti dipinge sul volto, dal rispetto che ti porta e dall'ammirazione, dalla stima, prima ancora che dall'amore, con cui ti guarda.
Sette. Rammenta che non sei e non sarai mai inadeguata e che nessun sbaglio merita di non essere perdonato, da te per prima. Ogni sera ci addormentiamo e ogni giorno ci svegliamo, ci mettiamo in cammino, così avviene anche nelle vicende della vita: se ci si vuole bene ad ogni caduta ci si rialza.

P.S. Ti chiamo Giorgina, ma sei una donna ormai. Da parecchio ti reggi sulle gambe, ragioni con la tua testa. Per me, per me solo e per tua mamma, per tua nonna, resterai sempre la bambina che eri, però è dal primo giorno in cui sei nata che ci prepariamo a vederti "uscire dal cancello", percorrere la tua strada. Come per i tuoi fratelli, abbiamo cercato di non tenerti in una bolla di vetro, togliendoti dal mondo, risparmiandoti rischi e pericoli. Piuttosto abbiamo tentato di farti crescere, affinché potessi andare oltre la porta di casa, insegnandoti ad affrontarli quei pericoli, quei rischi, sapendo che in ogni caso il destino non è mai in mano completamente nostra. Sii forte allora, credi in te stessa. La strada che intraprendi è la stessa di milioni, miliardi di ragazze prima e dopo di te, non avere timore di nulla.
Ti vogliamo bene e bene devi volerti tu. Questo è quello che conta.

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