Un po’ come nel gioco degli scacchi. Se l’altro muovesse il pedone, sacrificasse il cavallo, spostasse l’alfiere, proteggesse la regina… Invece no. Fa di testa sua, a noi spetta soltanto una mossa, la nostra mossa, di rimando.
Non è una resa, né la rinuncia all’azione. Esattamente il contrario: concentrarsi su ciò che è in mio potere davvero, su qualcosa che posso fare di concreto. Che poi è uno degli insegnamenti del buddismo.
P.S. Questa settimana, complice l’assenza di Nunzia, sul lavoro sono uscito spesso dalla confort zone, comparendo in pubblico, stringendo mani, scambiando opinioni, tessendo pubbliche relazioni. La sorpresa più lieta, lo ammetto, è stata frà Luigi, francescano, direttore della scuola di Luzzago e cappellano agli Spedali Civili, dove vive in fraternità con altri francescani. Mi ha raccontato che lo chiamano anche in piena notte per un’estrema unzione o un colloquio struggente con i parenti di un infortunato grave o un moribondo. Mi ha detto una cosa bellissima: “Quando incontro un malato o una persona che soffre non gli parlo “di Gesù”, bensì mi accorgo che sto parlando “con Gesù”. Per la Chiesa e per San Francesco, l’incarnazione è in colui o colei che abbiamo accanto”. Che poi è l’essenza stessa del cristianesimo.
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