sabato 27 dicembre 2025

In tutta coscienza (Libertà e responsabilità)

«La grazia abbonda dove ha regnato il peccato».
Ho masticato per giorni queste parole come fossero foglie di coca, gustandone il sapore e provando una sorta di eccitazione, quale soltanto la «rivelazione» comporta.
Mi tornano in mente ora, per introdurre un distinguo.
Un conto è il peccato, la scelta deliberata del male, un’altra l’accettazione catatonica di un precetto, l’adeguarsi ad una regola senza domandarsi se e quanto sia giusta, quanto e se essa sia in linea con il principio che l’ha ispirata, introdotta, imposta.
Che è poi la traduzione dell’ammonimento evangelico al sabato (la legge) che deve essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del sabato. Una deriva antica, connaturata a qualsiasi organizzazione o società, sempre in tensione tra due poli, due esigenze opposte: libertà individuale e responsabilità collettiva.
Il discrimine, in tutto questo, è uno: la coscienza. Il luogo di ciascuno più intimo, dove ha voce l’autentico, nel quale non esiste menzogna, a patto che vi sia un ascolto reale, limpido.
Un buon proposito per l’anno che viene potrebbe essere questo: valutare e decidere ogni volta «in coscienza», rifiutando pigrizie di ragionamento e omologazioni e accettando che pure gli altri facciano altrettanto.

P.S. A un giudizio superficiale potrebbe essere un argomento da poco, faticandone a comprendere l’urgenza, oltre che il senso. Per come la vedo io, in una società sempre più regolata, qual è la nostra, sarà tema essenziale per vivere bene, in futuro. Un’avvisaglia l’abbiamo già avuta, durante la pandemia, mentre ora è il dilemma tra guerra e pace ad essere sfidante e divisivo. Ma se ci pensa bene, ogni nostro atto - dal codice della strada alla morale sessuale, dalla fiscalità al gioco del calcio - naviga tra la Scilla della libertà (la possibilità di scegliere, di fare) e la Cariddi del vincolo (la necessità di obbedire, di sottostare). 

Nessun commento: