Chi segue Facebook lo sa e non la farò lunga col preambolo: due domeniche fa, mentre metà era ko con l'influenza, ho convinto Giorgia ad andare alla mega tombolata in paese. Con un teatro strapieno, lei è riuscita a vincere il primo premio: un criceto con tanto di gabbia, scalette e mezzo chilo di mangime annesso. Ho pagato care quelle due ore di libertà che mi ero ritagliato, ma non è questo il punto. E neppure la tenerezza di mia figlia (nove anni proprio oggi) che, quando le ho chiesto di raccontare cos'era successo, mi ha detto: "Papà, mi mancava un numero, l'ottantasette e io ho pensato tra me e me: tanto non uscirà proprio l'ottantasette... e mentre lo pensavo ho sentito che al microfono dicevano: Ottantasette!". Mi ha fatto sorridere... Comunque lo abbiamo portato a casa, il criceto, e assomigliando a Stuart Little ed essendo stato vinto alla tombola con quel numero, lo abbiamo chiamato Stuart 87.
Fin qui, poco di nuovo.
Ciò che volevo raccontare, invece, è la mia vita col criceto. Sì, perché Isabella lo guarda di sottecchi e già tre volte mi ha detto: "Dai, è un topo. Non possiamo farlo stare sul balcone, come facciamo con il canarino!". I bambini, invece, dopo la curiosità del primo giorno non lo filano proprio, almeno non quando sono in casa io (vabbé, è poco, lo ammetto). In ogni caso, col criceto ci parlo solo io. Sì, ci parlo. Perché dovreste vederlo quant'è tenero. E io, che pur non ho mai voluto animali, specialmente in casa, ora non riesco a ignorarlo. Ha un bellissimo musetto, e quando gli parli annusa tutta l'aria attorno (non muore, dunque dovrebbe essere tutto ok con l'alito) e poi inclina la testa e ti guarda con quegli occhietti scuri, tra il diffidente e il curioso. Tra l'altro, credevo che i topolini sono simpatici poiché siamo condizionati da settant'anni di fumetto: ora penso l'esatto opposto e cioè che Walt Disney ha scelto non a caso quell'animaletto, perché sa essere proprio delizioso.
Bene, da due settimane pulisco la gabbia di Stuart, gli do dà mangiare, da bere e oggi, prima di andare al lavoro, abbiamo fatto anche le pulizie di primavera, nel senso che ho smontato la casetta dove si rifugia e l'ho lavata per bene, tenendolo nel frattempo in mano. E poi lo osservo. Il secondo giorno credevo fosse malato: non usciva dalla casa, dormiva sempre, pareva rintronato. "Dovrà ambientarsi", ho pensato. Invece Olivia Piro, che mi segue su Facebook, mi ha illuminato, scrivendo che in questa stagione i criceti tendono al letargo. Infatti Stuart dorme tutto il giorno e esce solo di rado, specialmente a quest'ora, quando si diletta a mordere il ferro della gabbia, facendo un gran baccano, tipo una vecchia macchina da scrivere mentre i tasti battono sul tamburo. E poi sposta le scale, andando avanti e indietro (lo sento ora, di là, che sta trafficando). Ad ogni modo, quando gli do da mangiare si abbuffa di semi, ne mette una gran quantità in bocca, li porta in quella che considera la sua tana ( la casetta) e li accumula, facendo anche sei o sette viaggi, avanti e indietro. Poi, una volta fatte le provviste, si raggomitola su se stesso e s'addormenta. Per ora ho notato questo. Volevo tenere una sorta di diario quotidiano su FB, una sorta di Tamagotchi vivo e vegeto, ma ho desistito: ho scoperto infatti che scrivendo del criceto si ottiene lo stesso effetto di portare a spasso un bimbo piccolo: tutti ti chiedono, s'interessano e invece della condivisione di un "prendersi cura", pare l'esca di un broccolare a buon mercato.
Fin qui, poco di nuovo.
Ciò che volevo raccontare, invece, è la mia vita col criceto. Sì, perché Isabella lo guarda di sottecchi e già tre volte mi ha detto: "Dai, è un topo. Non possiamo farlo stare sul balcone, come facciamo con il canarino!". I bambini, invece, dopo la curiosità del primo giorno non lo filano proprio, almeno non quando sono in casa io (vabbé, è poco, lo ammetto). In ogni caso, col criceto ci parlo solo io. Sì, ci parlo. Perché dovreste vederlo quant'è tenero. E io, che pur non ho mai voluto animali, specialmente in casa, ora non riesco a ignorarlo. Ha un bellissimo musetto, e quando gli parli annusa tutta l'aria attorno (non muore, dunque dovrebbe essere tutto ok con l'alito) e poi inclina la testa e ti guarda con quegli occhietti scuri, tra il diffidente e il curioso. Tra l'altro, credevo che i topolini sono simpatici poiché siamo condizionati da settant'anni di fumetto: ora penso l'esatto opposto e cioè che Walt Disney ha scelto non a caso quell'animaletto, perché sa essere proprio delizioso.
Bene, da due settimane pulisco la gabbia di Stuart, gli do dà mangiare, da bere e oggi, prima di andare al lavoro, abbiamo fatto anche le pulizie di primavera, nel senso che ho smontato la casetta dove si rifugia e l'ho lavata per bene, tenendolo nel frattempo in mano. E poi lo osservo. Il secondo giorno credevo fosse malato: non usciva dalla casa, dormiva sempre, pareva rintronato. "Dovrà ambientarsi", ho pensato. Invece Olivia Piro, che mi segue su Facebook, mi ha illuminato, scrivendo che in questa stagione i criceti tendono al letargo. Infatti Stuart dorme tutto il giorno e esce solo di rado, specialmente a quest'ora, quando si diletta a mordere il ferro della gabbia, facendo un gran baccano, tipo una vecchia macchina da scrivere mentre i tasti battono sul tamburo. E poi sposta le scale, andando avanti e indietro (lo sento ora, di là, che sta trafficando). Ad ogni modo, quando gli do da mangiare si abbuffa di semi, ne mette una gran quantità in bocca, li porta in quella che considera la sua tana ( la casetta) e li accumula, facendo anche sei o sette viaggi, avanti e indietro. Poi, una volta fatte le provviste, si raggomitola su se stesso e s'addormenta. Per ora ho notato questo. Volevo tenere una sorta di diario quotidiano su FB, una sorta di Tamagotchi vivo e vegeto, ma ho desistito: ho scoperto infatti che scrivendo del criceto si ottiene lo stesso effetto di portare a spasso un bimbo piccolo: tutti ti chiedono, s'interessano e invece della condivisione di un "prendersi cura", pare l'esca di un broccolare a buon mercato.
2 commenti:
Adorabili "gigi"!
Piccoli esserini pelosi dolcissimi, curiosi, furbi e teneri.
Ho avuto modo di avere 'in famiglia' diversi cricetini, omnicolor: si chiamavano tutti Topo Gigio (o, più affettuosamente, solo Gigio) e mi ricordo con tenerezza di ciascuno di essi.
Se vuoi far disperare un topo-gigio, offrigli uno spaghetto crudo, o un grissino sottile: impazzirà per riuscire ad infilarselo tutto intero nelle "tasche", prima di decidersi a spezzarlo...
MA...ATTENTO AI LIBRI!!!
I topi-Gigio sono tutti lettori incalliti: s'interessano di qualsiasi argomento e li gustano proprio, dalla prima all'ultima pagina (soprattutto copertina ed angoli....eheheh...!)
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Luciana - www.comoinpoesia.com
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Ma allora è vera questa cosa che i giovani padri cuccano quando portano a spasso i bimbi piccoli! Ecco perchè Moreno ci tiene tanto a portare Matilde a fare "un giretto" a Como il sabato mattina.
Per il piccolo Stuart 87 ti consiglio un peluche, come in questa foto :) http://www.flickr.com/photos/necilbug/3037657597/in/set-72157606088048834/
Ciao Lorena C.
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