sabato 23 gennaio 2010

A rotoli


Oggi è il tredicesimo compleanno di Giacomo e fino a mezz'ora fa era stato un giorno bellissimo. Poi la Juventus ha perso la quinta su sei partite in campionato e d'improvviso il blu e il rosso e il verde s'è trasformato in grigio. Uomini. Per fortuna è arrivata una vocina amica e saggia, che m'ha sussurrato all'orecchio: "No, per una palla no". E' vero. Giacomo è un marcantonio alto uno e sessantotto per cinquantacinque chili di peso e in campo, con la sua squadra, nel pomeriggio ha giocato benissimo. Stasera era a una festa, all'oratorio, e ha portato un panino con la Nutella, lungo un metro e mezzo: è tornato giusto giusto per vedere il secondo gol della Roma e restarci male, come il sottoscritto. Hai voglia a dirgli che è nella sconfitta che si vede un uomo vero, che è quando il gioco si fa duro che i duri devono dimostrare di saper giocare... E' un mese e mezzo che vado avanti con questa storia, sarebbe ora di cambiare registro.

Accidenti, non esco dal tunnel neanche a volerlo, gira e rigira torno al punto e a capo, lingua che batte dove il dente è scheggiato. Proviamo da capo. Oggi è il tredicesimo compleanno di Giacomo e ieri l'altro siamo rimasti noi due soli, in cucina, a ripetere la lezione di geografia. Io ero stanco, dopo una giornata di lavoro, ma il senso di colpa e di responsabilità è stato più forte del desiderio di svago. Oltre ai soliti cenni storici, montagne, fiumi, laghi, città, lingue e clima, trattandosi di Svizzera ci siamo permessi una digressione sullo scudo fiscale, il segreto bancario, le pressioni (ascoltate) del governo americano su quello elvetico e quelle (ignorate) messe in atto dallo Stato italiano. E' stata una discussione vivace, in cui Giacomo - solitamente asettico e pacifico - ha dimostrato un interesse sincero. Chissà, magari un giorno si dedicherà alla politica, che era la mia passione da piccolo. A questo proposito, vorrei segnalare la delusione nell'arrivo a Como, per la prima volta in campagna elettorale, del candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il Partito Democratico. Filippo Penati, mi ha riferito il cronista che ha seguito per La Provincia l'evento, è arrivato in treno, con quell'aria dimessa e quasi un po' scocciata di chi è trascinato lì, suo malgrado. Poche parole, frasi di circostanza e il copione già scritto dello sconfitto di turno. Ma io dico, possibile che una parte politica che tutto sommato rappresenta una fetta consistente dei cittadini che votano, non sappia trovare un uomo onesto, schietto, serio, che pur sapendo di andare al massacro riesca a toccare il cuore di quanti lo ascoltano? Chiamatemi pure ingenuo, ma io ne ho le tasche piene (e non sono le tasche) di burocrati color beige, tristi come le stoffe delle giacche che indossano e che riuscirebbero ad anestetizzare persino uno stallone al galoppo. Sono stufo di politici che dovrebbero indicare un orizzonte e invece, al più, segnalano la porta del bagno. I have a dream. Loro no. Dormono. Si guardano l'ombelico e dormono. Ho ancora in mente la delusione quando, tre anni fa ormai, portai i bambini in bicicletta a Cernobbio per assistere al comizio di Uolter Veltroni: "Sarà una lezione di partecipazione, di democrazia" pensavo. Parlò dieci minuti, con la verve di una cotoletta e l'entusiasmo di una pasta in bianco, senza traccia di pomodoro. Non ci credeva neppure lui, questo è il punto. Penati è anche peggio. Ora basta, che se continuo così per consolarmi e non sbattere via la testa, mi tocca pensare alla Juventus che ha perso. Ecco, ci sono ricascato.

Ma non voglio finire così, Giacomo non merita un sipario mesto. Così, per concludere con un sorriso, racconto la storiella che oggi mi ha raccontato lui, dopo averla ascoltata dal suo compagno Stefano. "Papà - mi ha detto mentre andavano ad Oggiono, dove avrebbe di lì a poco giocato - ieri hanno chiuso una fabbrica di carta igienica: andava a rotoli". Proprio come la Juve. Mannaggia a me....

Foto by Leonora

2 commenti:

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Adesso che vi vedo piangere mi diventate simpatici. Perché noi abbiamo sofferto 19 anni in silenzio, leccandoci le ferite, mentre voi tutti ci dileggiavate colla vostra falsa compassione, gli iuventini per primi. Ora siete voi nel profondo, ma noi non vi prendiamo in giro, siamo nobili noi.
Solo, permettimi Gorgio, di sentire un po' gusto, ma non per te, né per tuo figlio, né per Massimo un mio amico il cui mento tocca per terra fra un po'; sentire gusto per quei beceri torinesi, e sono tanti, che si sfogano cantando "Se saltelli muore Balotelli". Per quelli provo un gusto da matti, ma che gusto!
Per quanto ti riguarda consolati pensando che solo un poveraccio capisce un poveraccio, solo chi ha sofferto capisce chi sta soffrendo. In fin dei conti siamo stati noi gli unici a venirvi a lasciare i tre punti quest'anno. Se non si chiama solidarietà quella!

Wilma ha detto...

Ti ho letto e ho tirato un sospiro...Di stanchezza, purtroppo. In questo periodo non ho più neanche sogni io.Sto diventando cinica e disincantata. Ma forse domani passa. Tanti auguri a Giacomo! Una piccola riflessione invidiosa: ma non è ancora stato colpitio dai nefasti effetti dell'adolescenza??!