mercoledì 3 marzo 2010

Fuoco, fiamme e fornelli


Due spunti. Uno fisionomico, l'altro conviviale e gastronomico.
Il primo. Con il passare degli anni finiamo sempre più con l'assomigliare ai nostri genitori, ai nostri nonni. Parlo di alcuni vezzi, di certi gesti, ma anche dell'espressione del volto, dei tratti del viso. Oggi ne ho avuto conferma, incontrando un paio di persone che non vedevo da tempo e che sembrano un calco di chi le ha precedute.
Il secondo. Ieri, curiosando in libreria, l'occhio m'è caduto su una bella copertina. Siccome non m'era mai arrivato all'orecchio né il nome dell'autrice e né il titolo, prima di acquistarlo ho fatto ciò che faccio sempre quando si tratta di scegliere un libro: ho letto l'incipit, l'inizio. Ho impiegato un istante per decidere che sarebbe stato mio. Lo riporto qui:
"Gli allievi mi chiedono: come si raggiungono le vette dell’arte culinaria? Con gli ingredienti più freschi, i sapori più ricchi? Con i piatti rustici o quelli raffinati? Con niente del genere. La vetta non si raggiunge mangiando, ne cucinando, ma solo offrendo e condividendo il cibo. Le pietanze migliori non dovrebbero mai essere consumate in solitudine. Che piacere può provare un uomo nel cucinare, se poi non invita i sui amici più cari, e non conta i giorni che mancano al banchetto, e non compone una poesia che accompagni la lettera di invito?.
Liang Wei, L'ultimo chef cinese, 1925"

Il titolo del libro che ho comprato è proprio "L'ultimo chef cinese" di Nicole Mones, edizioni Neri Pozza. L'ho iniziato oggi. Mi pare molto femminile e molto americano. Mi piace. Comunque lo cito perché di questi tempi sto apprezzando molto la cucina, pur non avendo mai cotto nulla che non siano le costolette o gli spiedini o le ali di pollo sul barbecue. Aspiro a farlo più compiutamente, passando dall'astratto, dal teorico, al pratico. Chissà, magari potrei stupire e cimentarmi: non è mai troppo tardi e quarant'anni cosa sono, al cospetto dell'eterno. E poi i miei amici già lo fanno. Angelo, che ho citato già nel post precedente e che mi stupisce ogni volta che sono invitato a casa sua, per cena o per pranzo. E Raffaele, ch'è stato - tra noi vecchi amici - , il primo a darsi da fare in cucina e rimane tutt'ora il guru delle specialità valtellinesi. Ma mi sono divertito a leggere anche un post del blog di Andrea, che tra l'altro m'ha fatto pensare, confessando che sua mamma gli ha mai fatto cuocere neppure un uovo. Eppure se la cava benissimo, alla faccia "dei teorici dell'educazione appresa facendo". E non potrei scordare Massimiliano, amico di David e mio, con il sopracciglio sollevato quando Isabella mise la moca sul fornello alla massima potenza e lui ci gelò, spiegando che il caffé buono esigeva tempo e fuoco lento. Persino Mauro Migliavada, l'unica volta che sono stato ospite per cena a casa sua, m'ha deliziato con un arrosto morbido e saporito. Della cucina mi affascina il gusto al palato e la cultura ch'è sottesa al cibo. E stasera avevo urgenza di scriverlo, anche a costo di far arrabbiare Isabella, con questo computer acceso. Sarà che siamo stati con i bambini da Mc Donald's e, come al solito, m'è piaciuto un sacco.
Foto by Leonora

16 commenti:

silvia ha detto...

Fuma ti aveva dato 100 punti quando avevi dichiarato la tua sobrietà nel bere, ora te li toglie per la pubblicità a Mc Donald's. Se poi il cibo mec-donaldiano ti piace anche, vuol dire che è proprio ora che impari a cucinare!

Wilma ha detto...

Mi aggiungo a Fuma, meno mille punti! Mi spiace, con Mc Donald's sono assolutamente intransigente!

andre ha detto...

eeuuhh, quante storie!!! l'elogio della cucina e della cultura ad essa sottesa non esculde che ogni tanto uno possa anche godere di rimpinzarsi di schifezze!!! nella sua malsana e artificiosa cucina, "quel posto là" è pur sempre divertente, con un indulgente amnesia alla sostanza e una generosa concessione alla vista!!!

Wilma ha detto...

Ok, Andre, cedo e faccio outing: vado pazza per le patatine rustiche, quelle formato maxi, mi piacciono anche le merendine confezionate e i wurstel...

silvia ha detto...

Femmine contro maschi, come alle elementari. Divertente! Ehi Wilma .. accosta il tuo orecchio alla mia bocca ...pss..pss...pss....pss...
ah,ah,ah!!
Traduzione: maschi, soliti superficiali. Quando si tratta di piaceri della carne, non capiscono più niente.
ah, ah, ah!!

andre ha detto...

eh bhè, quando non si hanno più argomenti "la si butta in politica" come direbbe Peppone a don Camillo!!!!

silvia ha detto...

E chi sarebbe a non avere più argomenti? Certo che ce li ho. Visto che vi piace leggere, consiglio a te e a Giorgio il bellissimo libro "il dilemma dell'onnivoro", di Michael Pollan. Non è un esaltato, un vegano, uno con la puzza sotto il naso, solo uno che ti racconta come negli usa vengono trattati gli animali degli allevamenti intensivi destinati al fast food.
Leggetelo, sa trattare temi seri anche con ironia.

silvia ha detto...

Eh, no così non vale! Non ci sto! Quel diavolo di Giorgio ha pubblicato la capitolazione di Wilma in ritardo, io non l'ho vista e il mio commento seguente non ha nessun senso. Basta, non gioco più.

Wilma ha detto...

Fuma...sorry! ps.noi donne però ci ritiriamo sempre troppo velocemente!

Giorgio ha detto...

Dai Fuma, non fare così. Per far la pace prometto di leggere Il diemma dell'onnivoro. Anzi, farò di più: ti offro un Chicken Mc Nugget Menu :-)
P.S. Adoro quando maschi e femmine s'accapigliano, dialetticamente parlando, anche se per indole sono un conciliatore nato

silvia ha detto...

Mi offri un fast- menu? Ahhhh, allora vuoi umiliarmi, vedermi capitolare davanti a un panino-polistirolo: te lo scordi! E comunque leggiti il dilemma e poi ne riparliamo, caro onnivoro, magari davanti a una pizza impastata con le mie manine o a un piatto di ossibuchi della povera mucca allevata dal mio amico Alberto, allevata per essere poi mangiata, certo, ma trattata, per tutto il tempo che ha trascorso nella sua stalla, come una regina.

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Ma come si fa ad allevare una mucca come una regina in una stalla e poi scannarla e papparsela? Hai mai visto ammazzare una vacca? Ammazzeresti tu così crudelmente la tua vacca, che hai allevato come una regina e poi te ne mangeresti gli ossibuchi? Io mai. Devono bendarla la vacca, sennò non entra nel mattatoio (che parola spregevole).

silvia ha detto...

Tu non sei vegetariano. La deutche fleische che mangi tu proviene da allevamenti che fanno morire gli animali di vecchiaia? E allora? Quanti etti di ipocrisia ci sono nel tuo commento? Io non allevo vacche nè le ammazzo, ma tanto di cappello a chi compra un vitello, lo nutre senza propinargli schifezze, lo fa dormire nel fieno fresco, rimboccato e pulito, non lo costringe a stare con le zampe nella propria merda, non lo riempie di antibiotici, gli parla, e poi lo porta a morire, sì, perchè l'ha tenuto per allevarlo, non come animale di compagnia. Ma, pur sapendo che sarebbe diventato carne da macello, gli ha fatto vivere bene quel poco che ha vissuto.

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Se la mia è ipocrisia quella del tuo amico come la chiami? Ti accarezzo, ti alliscio e intanto ti palpo bistecchina mia. Io mangio bistecche di animali che non ho mai veduto in vita, cui non ho portato fieno e pulito la stalla dalla merda. Mangio perché ho fame, e mentre inghiotto non li vedo gli occhioni del mio vitellino, che poi è diventato torello, magari voglioso di fare quattro salti, e poi lo sguardo del pio bove che mira i campi liberi e fecondi.
Il mio animale era in batteria, nella merda, ma io non l'ho mai accarezzato sulla groppa.
Mio padre, appena ritornati a casa dallo sfollamento, dove avevamo mangiato assai poca ciccia, comperò un agnellino a febbraio per ammazzarlo in aprile, per la Pasqua, per farne l'abbacchio alla cacciatora o chissà cosa ancora. Arrivato il tempo io e mia madre abbiamo difeso con le unghie il nostro agnellino. Mio padre non se la sentì. L'agnellino diventò agnellone, poi pecora, poi pecorone, poi a 17 anni morì e noi lo seppellimmo.
Pensi che fossimo una famiglia di ipocriti, bella e fiera incazzosa mia?

Giorgio ha detto...

Uélla... Aria tosta in cucina, ultimamente. Se ci fosse qualcuno di mia conoscenza, con la inflessione dialettale milanese, direbbe un bel: "Cos'è che avete mangiato stamattina? Rognone?" :-)
Meglio comunque dirsi le cose in faccia. Io mangio carne, ma non riesco ad uccidere una gallina. Figuriamoci un vitello, o un agnellino. Non sono un fondamentalista del divieto: non ce l'ho con i fumatori, e neanche con i cacciatori, anche se preferirei un confronto ad armi pari e, soprattutto, vorrei che chi va a caccia avesse una cultura dell'ambiente, come ce l'ha il signor Bruno, ottant'anni ben portati, che alle beccacce ha sempre sparato ma rispettando le regole tramandate dai suoi padri, in modo che fosse garantito l'equilibrio.

silvia ha detto...

Fuoco e fiamme, il titolo di questo post. Fuoco e fiamme anche nei commenti. Mi piace, ma non se diventa ping pong. Allora, iacuzzo: vedo che non ci capiamo anche se usciamo dal "politicamente". Anche mio papà faceva morire di vecchiaia le nostre galline, ma NON C'ENTRA. Io non sto parlando di me e di te, ma degli animali.
Se tu mangi la carne di un animale che ha sofferto tutta la vita, mangi anche la sua sofferenza, e sei ipocrita, sì, ipocrita quando dici che tanto quell'agnello lì manco lo conosci, perchè una verità non cambia solo perchè a te fa comodo non immaginarla.
Se mangi la carne di un animale che ha vissuto felice, invece, sei crudelmente carnivoro, sei responsabile della sua morte, ma non della sua vita infelice.