giovedì 6 maggio 2010

Parole di vita


Dopo due settimane senza proferire verbo, tre post in tre giorni: benedetto equilibrio. Riprendo (metaforicamente) carta e penna, per l'urgenza di sviluppare un temino da niente: la vita. Sì, l'avevo detto anche giorni fa che in questo tempo da far orto prima o poi ci scappava la ramanzina sulle lezioni di madre terra. Chi sono io per privarvi di una simile gioia? Come potrei deludere questa vostra impaziente ed anelante attesa?

Prima che spuntino baffi e barba, vengo al sodo. Giorni fa, leggendo "La messa dell'uomo disarmato" (ho già detto che mi è piaciuto? E che l'autore, Luisito Bianchi, ha il passo dei grandi romanzieri? Beh, ce l'ha) sono incappato nel discorso che il vecchio arciprete fa al giovane protagonista. Il succo, letterale, è questo: "La vita non la si può fermare. Se io ti parlo è perché la vita ha la sua ultima parola anche sulla morte". Lì per lì m'è piaciuta subito, come frase, ma era una di quelle infatuazione di cui non si coglie pienamente il motivo e la cui verità si comprende d'istinto, sfuggendo invece alla ragione. E' stato masticando quelle parole con calma, mentre vangavo l'orto e poi mentre falciavo il prato e infine strappavo le erbe grame in giardino, che quel lampo abbagliante s'è trasformato in lume, facendo tutto chiaro attorno. E' un universo il nostro che sprizza vita e in cui la vita stessa ha sempre il sopravvento sulla decadenza, sulla morte. Ogni anno strappo le erbe grame e ogni anno si riformano, il prato che falcio cresce a prescindere da tutto, all'orto basta restare cinque giorni senza toccarlo che già nella terra dissodata spunta nuovo verde, lo stesso verde che si fa largo pure in un millimetro di crepa lasciata dal cemento. Vale anche per gli animali: le mosche tornano ogni anno, le formiche mai si fermano, la talpa ch'è caduta in trappola anni or sono ha lasciato posto a un'altra venuta da chissà dove ma arrivata precisa precisa all'interno del mio recinto. E i merli che fino ad anni fa abbondavano, sparendo poi con l'avvento delle cornacchie, ora hanno ripreso a fare bella mostra di sè, specie i maschi, con il becco giallo giallo e piume e penne di un nero corvino (merlino, sarebbe più corretto). Alcune specie animali o vegetali possono scomparire, ma altre ne prendono il posto e la cifra che ne deriva è un ribollire continuo della vita, un'eruttare (bel significato, brutto verbo), un suo esplodere ed espandersi a dispetto di qualsiasi caducità, della morte. "E' la vita che continua - si legge sempre in quel libro - a volte con strappi, sbandamenti, audacie non bene calcolate, ma sempre vita". Un buon pensiero, prima di addormentarmi, in pace con me stesso.


Foto by Leonora

6 commenti:

Wilma ha detto...

Le parole, spesso, ne richiamano altre, con urgenza. Spesso, invece, quelle che tu metti insieme, bastano a loro stesse. Sento quindi l'esigenza, per commentarti, di ricorrere ad altri linguaggi e incontro così il limite del virtuale.
ps.Usufruisco, con piacere, del tuo periodo fecondo. A presto.

Wilma ha detto...

Ho scritto un commento assai lungo e non l'hai pubblicato...Mi viene il dubbio che, alla fine, non sono riuscita ad inviarlo...Uff! Ancora limiti nel linguaggio virtuale...Oppure c'è un'altra spiegazione?

Giorgio ha detto...

Wilma! Mi sono perso un commento? Mi spiace. Ciò che hai scritto è però un complimento lusinghiero, tra i più belli che abbia mai ricevuto: "Le parole che metti insieme bastano a loro stesse". Vorrei fosse sempre vero...

Paola Scuratti ha detto...

TU NON SAI
Alda Merini



Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.
Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.

Pensa che un albero canta e ride.

Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.
Te l'ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.

Paola Scuratti ha detto...

Guarda questo albero Giorgio, è poesia.

LEGGI... http://www.culturalegno.org/lalbero_piu_vecchio.html

GUARDA LE FOTO... http://www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/albero-record/1.html

immagine numero 7: le parole che mi arrivano alle dita sono legate al movimento dei rami, conturbanti nell'eseguire questa ricerca di costruzione, crescita, vita. Un movimento naturale di elevazione che si sbilancia, curva, riparte, tende all'eterno.

In una parola: commovente.

Giorgio ha detto...

Commovente. E' vero... Grazie Paola