Foto by Leonora
Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
venerdì 10 settembre 2010
Il viaggio degli innocenti
"Gli innocenti non sapevano che quella cosa era impossibile. E la fecero". E' una delle frasi che preferisco, credo di averla ascoltata a un incontro pubblico di Martinazzoli, anche se non sono sicuro che l'espressione esatta fosse quella. Il senso sì. Mi è tornata in mente oggi, mentre leggevo il giornale. Un'intervista a Gigi Del Neri, che alla domanda: "Qual è stato l'allenatore che più ha cambiato il calcio", ha risposto: "Sacchi". Sacchi non ha mai giocato a pallone. Credo non sia casuale: per innovare occorre scostarsi il più possibile dal solco segnato. Forse anche più del possibile. Penso anche all'esperienza personale, quando sono passato dalla tv al giornale, che proprio in quei mesi aveva cambiato impostazione grafica. E' stato assai più agevole per me adeguarmi alla novità e la mia "tabula rasa" è diventata un punto di forza mentre l'esperienza dei colleghi più anziani s'è trasformata in un fardello. Prendiamo il disegno delle pagine: dovendo arrangiarmi, è stato naturale imboccare la via più rapida e agevole, mentre chi era abituato a lavorare di righello ha faticato a spogliarsi dell'abito del geometra, pur se in quel modo impiegava tempo prezioso per un lavoro superfluo, per nulla funzionale alla propria professione. Credo che il cambiamento sia un motore dell'innovazione e che una società statica (con l'ambizione e il miraggio del posto fisso, possibilmente nella stessa azienda) costituisca un freno. "Chi ha tutto non si muove". E' un'altra delle frasi che mi tornano spesso in mente e questa volta la riporto fedelmente, poiché era l'inizio della predica del mio parroco, credo nel 1991 o 1992, durante la messa dell'Epifania. A differenza di molte altre parole, rimaste al vento, quelle mi sono marchiate a fuoco. Non so perché. Forse affinché fossero riportate qui, vent'anni dopo.
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