La frase è scritta in francese, con caratteri piccoli ma non minuscoli. Tredici parole in tutto, articoli determinativi compresi, che spiegano più di un trattato l'essenza d'un popolo, d'una nazione. "J'atteste sur l'honneur l'exactitude des informations renseignées dans ce formulaire ainsi" . Sur l'honneur. Sull'onore. Per prendere in affitto una delle migliaia di biciclette pubbliche di Parigi è necessario garantire sull'onore di aver inserito i dati identificativi corretti. Una pratica semplice, immediata, scontata e naturale, direi, se non fosse anni luce lontana da ciò che troppe volte accade al di qua delle Alpi. E' così che mi ritrovo stupito a fare clic sull'apposito quadratino che compare nella pagina sul computer, orgoglioso e persino felice che qualcuno mi chieda di garantire qualcosa sull'onore, anche soltanto perché mi ricorda che ogni essere umano ne è dotato, pur se ce ne dimentichiamo, quasi fosse retaggio esclusivo degli uomini d'altri tempi, quelli per intenderci che la biciletta nemmeno sapevano cos'era e giravano vieppiù a cavallo, con cappello a cilindro, guanti di pecari e rendigote. Oggi,
sul blog del Cittadino, scrivevo del terremoto e della preoccupazione per questi tempi grami, di crisi economica e - quel che è più grave - sociale. Pensavo agli amici tedeschi incontrati giorni fa, che mi raccontavano come da loro ci sia piena occupazione, tanto che cercano personale senza trovarlo per mesi e mesi. Pensavo ai colleghi francesi e spagnoli e alle loro difficoltà finanziarie così simili alle nostre ma anche alle loro redazioni giovani, alle forze fresche che sanno iniettare, al modo in cui reagiscono, senza piangersi troppo addosso, rimboccandosi le maniche. E pensavo a noi italiani, che pure nelle emergenze sappiamo trarre la parte migliore ma spesso, troppo spesso, dimentichiamo che al mondo esistono parole, concetti, valori quali l'onore, preferendo ad essi quelli legati alla furbizia, alla scaltrezza, alla scorciatoia e al beneficio individuale. Forse la crisi non viene invano, forse possiamo metterla a frutto non scendendo semplicemente dalle scale ma invetendo il senso di marcia, ricominciando a salire.
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