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Quello principale, avviato due mesi fa, si chiama "Via Novelli Social Club" (cliccando qui uno scorcio di trasmissione, tanto per capire cos'è) ed è realizzato grazie al contributo di ragazzi delle scuole superiori e ad un gruppo straordinario di persone che compongono il Media Center dell'Eco di Bergamo e di BgTv.
Registrando in studio capita sovente di cogliere alcune intuizioni che nella mia testa poi rimbalzano e si ripropongono quali piccoli frammenti di verità o - per stare con i piedi per terra - come spunti interessanti, stralci di un possibile prontuario di atteggiamento personale.
Prendiamo ieri. In un carosello di colleghi ospitati per dare forma ad una lunga puntata da mandare in onda il pomeriggio di Natale, tra una stretta di mano, quattro chiacchiere e il campanello che di volta in volta annunciava l'arrivo di questo o di quel personaggio, mi è venuto in mente che il Natale può essere essenzialmente questo: una porta aperta.
Al di là, anzi, al di qua del significato religioso e ancor più di quanto ci abbiamo poi appiccicato addosso, dallo scambio dei regali ai pranzi e alle cene, del Natale apprezzo l'essere un'occasione di incontro, l'opportunità di vedersi, trovando e andando a trovare, bussando e accogliendo.
La porta aperta non è un dettaglio accessorio, bensì l'immagine che voglio tenere impressa in questi giorni e condividere con chi mi è accanto.
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