martedì 8 ottobre 2019

Casa dolce casa (Benvenuta Ginevra)


Ginevra è un batuffolo rosa con già un ciuffo di capelli scuri e gli occhi chiusi, che dorme beata.
Poche ore fa era nel grembo di sua madre, ora è avvolta in una coperta bianca e le riposa accanto, incurante di tutto quello che le accade attorno, ignara di cosa le riserverà il mondo, la vita.
Leslie, la mamma, l'aspettava tra due settimane, ma lei non lo sapeva e ha deciso di nascere prima, ricordando a tutti che l'esistenza è un dono, non un programma, e bisogna prenderla come viene, quando capita.
Poteva nascere a Capo Verde, il paese di suo padre e di sua nonna, invece è nata qui e qui crescerà, coccolata.
"Quell'isola è un paradiso - mi ha detto un giorno sua mamma - però dopo due settimane che ci sto, mi viene una gran voglia di tornarmene a Bergamo, a casa".
La stessa sensazione mi ha riferito ieri Cristiana, che fa la barista proprio accanto i Propilei, in città bassa, ed è nata alle Mauritius. Oggi è partita e per due settimane starà là, in vacanza. "Di più no - ha aggiunto, sorridendo - perché ormai a certe cose non sono più abituata".
"Anch'io - s'è intromesso il suo collega - ad agosto sono stato in Albania, il paese dei miei, e mi è piaciuto tantissimo, ma non ci starei mai per sempre".
Mentre tornavo in redazione ho ripensato a com'è strana questa cosa: corriamo e ci affanniamo qui, dicendo che non ce la facciamo più, anelando un posto tranquillo, "a misura d'uomo", dove vivere beati, con poco o nulla, e quando abbiamo un posto con poco o nulla, dove nessuno corre e campa senza fretta, non vediamo l'ora di tornare qui, poiché quella vita ci sta stretta.
Un paradosso inspiegabile o forse comprensibilissimo, se si tiene conto che ampio e stupendo a modo suo è ogni angolo di mondo e profonde le radici che ci legano alla terra dove siamo nati o cresciuti, ma più forte ancora l'asola che ci tiene stretti a quel lembo di terra in cui siamo capitati o che ci siamo scelti e che chiamiamo casa.

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