Però oggi ti sposi ed è una giornata memorabile e hai l'età dei miei figli e - a te e a loro - vorrei scrivere ciò che raramente esce dalla bocca, per pudore, pavidità, ritrosia.
Cominciando da questo: dimentica le favole che Disney e Hollywood hanno ciclostilato in abbondanza, tinteggiando tutto di rosa, facendo sentire "sbagliato" chi da quel modello si discosta.
L'equazione algebrica "conosco qualcuno, mi innamoro, si innamora di me, ci sposiamo, ci ameremo così da innamorati tutta la vita" fa più danni della pandemia.
Siamo prima di tutto, prima di qualsiasi costruzione culturale, figli e figlie della razza umana, che da milioni di anni ha un unico obiettivo: la riproduzione, la sopravvivenza.
Abbiamo istinti, desideri, aspirazioni che si possono conciliare con la vita di coppia, ma anche no, e quest'ultima ipotesi è assai più probabile della prima.
Per questo "Finché morte non vi separi" è prescrizione vana.
A separarci badiamo assai di frequente e prima noi.
Senza briglie, senza buona volontà, senza reciproco rispetto, senza capacità di accettarsi, senza tentare e ottenere di riallacciare quotidianamente un dialogo, senza un dirsi le cose in faccia, sapersi perdonare (sapersi perdonare, sopra ogni cosa), le divisioni non risultano un'eventualità, bensì la certezza.
Lo dico allora senza giri di parole, piatto piatto, come l'abito più prezioso che abbia scovato nel guardaroba dell'esperienza: non ci si sposa perché ci si ama, ci si sposa perché si sceglie di amarsi ogni giorno, ogni sera, ogni notte, ogni mattina.
Il mio augurio allora è questo: possiate camminare insieme, prendendo anche sentieri diversi, senza però mai perdervi di vista e con l'ostinazione di serrare i ranghi quando sentirete la distanza eccessiva, andando uno incontro all'altra, qualsiasi cosa accada.
P.S. L'ho messa giù dura perché, come ho avvertito in principio, l'occasione era ghiotta e scrivere a te e ai miei figli mi pareva la stessa cosa.
Una parola però la meriti per te, per la persona che sei, Letizia, per la stima che provo, per le capacità e la perseveranza che hai, per quel candore e quell'esuberanza che sempre ti distinguono, abbinate a sensibilità, profondità, solerzia. Sei davvero una persona speciale e fortunato chi ti sposa, come del resto certo fortunata sei tu, se lo hai scelto, se hai deciso di farne il tuo compagno di vita.
Lo dico allora senza giri di parole, piatto piatto, come l'abito più prezioso che abbia scovato nel guardaroba dell'esperienza: non ci si sposa perché ci si ama, ci si sposa perché si sceglie di amarsi ogni giorno, ogni sera, ogni notte, ogni mattina.
Il mio augurio allora è questo: possiate camminare insieme, prendendo anche sentieri diversi, senza però mai perdervi di vista e con l'ostinazione di serrare i ranghi quando sentirete la distanza eccessiva, andando uno incontro all'altra, qualsiasi cosa accada.
P.S. L'ho messa giù dura perché, come ho avvertito in principio, l'occasione era ghiotta e scrivere a te e ai miei figli mi pareva la stessa cosa.
Una parola però la meriti per te, per la persona che sei, Letizia, per la stima che provo, per le capacità e la perseveranza che hai, per quel candore e quell'esuberanza che sempre ti distinguono, abbinate a sensibilità, profondità, solerzia. Sei davvero una persona speciale e fortunato chi ti sposa, come del resto certo fortunata sei tu, se lo hai scelto, se hai deciso di farne il tuo compagno di vita.
Tra i molti episodi che potrei citare, scelgo quello in cui tu hai deciso di segnalare i sospetti che riguardavano una ragazza, sul dubbio che venisse maltrattata. Ricordo il giorno in cui ti sei dovuta presentare dai Carabinieri per raccontare ciò che sapevi. Ricordo l'apprensione, l'angoscia, ma pure la determinazione nel fare - a qualunque costo - la cosa giusta.
Lì una lezione me l'hai data tu. Una lezione che è come l'impronta di ciò che sei. Da oggi anche una sposa.
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