domenica 10 gennaio 2010

Due anni, un giorno


Pioveva, anche il dieci gennaio di due anni fa. L'ho seguito a ciglio asciutto nel suo ultimo viaggio, che da tempo aveva preparato senza immaginare un temporale come quello. Non riuscivo a piangere, lo avevo già fatto quando s'era ammalato e nei cinque anni in cui c'eravamo allenati all'idea del distacco. Non ho lacrime neppure adesso, ne conservo un ricordo vivo, caldo, sereno. Un mese fa, per un minuto, è stato diverso. C'era pioggia anche quel giorno ed era buio, anche se un po' più presto di adesso, mentre si apriva il cancello elettrico, non so perché, ho sentito per un istante -uno squarcio - che non c'era più, che non sarebbe più tornato a vedere ciò che aveva fatto, la casa che aveva costruito, il garage, le piante, il prato, quello che io dopo di lui ho sistemato. M'è venuto un magone e un groppo in gola e un senso di vuoto disperato. E' durato poco, poi il colore è tornato e ho ripreso a camminare per la mia strada, come ho sempre fatto, come lui mi ha insegnato. Oggi sono due anni esatti che mio padre è morto, che se n'è andato in pace o - come diceva lui, scherzando e ridendo - "incazzato nero", perché alla vita teneva, pur se non ha preteso di rimanervi aggrappato un istante in più di quanto gli aveva riservato il destino, uscendo di scena quieto, in silenzio.

Foto by Leonora

4 commenti:

Wilma ha detto...

Son diventata adulta quando quel medico, tre anni fa, in Ospedale, con voce asettica, mi ha comunicato la diagnosi. Quando ho dovuto far finta di niente con mio padre, mia madre, e inventarmi mille piccole bugie di protezione per lui, e anche per lei. E' mancato pochi mesi dopo. Perchè lui è sempre stato così: sbrigativo ed efficiente. Non ha mai perso tempo ed ha sempre poco tollerato i pigri...Aveva 66 anni, uno scooter da ragazzo,una jeep e mille cose ancora da sbrigare. Mille volte ho provato la tua stessa sensazione ogni volta che abbiamo modificato un pò la casa che ha costruito lui. Me lo sono vista vicino, con la sua aria saccente ma orgogliosa di me...
Un post che mi ha coinvolto molto...

Vincenzo Iacoponi ha detto...

Il mio invece se n'è andato in un giorno di sole accecante. Se l'è portato via tutto, lasciando me al buio.
Una lunga telefonata al mattino, una domenica, con lui in formissima, felice del primo nipotino maschio. "Parto stasera, papà. Domani lo vedrai. Ha la testa come la tua, ti somiglia tutto.
Per strada un colpo di telefono dal Pavesi di Firenze, tanto per avvisarlo che in due ore sarei arrivato.
"Pista più che puoi. Sta malissimo." mi dice mio fratello e in un attimo mi getta nell'infelicità. Niente da fare. Arrivo mezzora dopo. Suo nipote dorme beato.
Sono passati anni ma il dolore non é dimínuito, è tutto qui. Ogni 30 d'agosto mi fa più male il cuore.
Non puoi mai sostituire un padre.

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Pioveva anche quel giorno di tanti anni fa... ero ancora giovane, tutto era accaduto in meno di tre settimane ed io non riuscivo ancora a capacitarmene. Dentro di me, il rimpianto immenso d'averlo conosciuto troppo poco. Non ha potuto conoscere la mia famiglia, nè sua nipote. Eppure, so quanto l'avrebbe voluto. Vivo le tue medesime, intense sensazioni ogni volta che prendo una decisione importante, ogni volta che modifico anche una piccola cosa nell'edificio che lui ha fatto costruire pensando soprattutto al futuro di noi figli. Mi chiedo come sarebbe stato, averlo ancora presente nel mio quotidiano. E mi comporto di conseguenza. Potrebbero passare cent'anni, ma i passi compiuti con al nostro fianco i genitori rimangono marchi indelebili, nel cuore.
...Circle of life...

luciana - comoinpoesia.com
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silvia ha detto...

Quel "gras de rost" di mio padre è ancora vivo, acciaccato da matti ma vivo. Devo solo cominciare a mettere in conto che non sarà per molto, per non farmi trovare impreparata.
La cosa peggiore che potrebbe capitare, però, se ci penso per bene, e se devo essere spietatamente sincera, non sarebbe che lui muoia, ma che mia mamma ci faccia qualche scherzetto di dubbio gusto, del tipo morire prima di lui.
Ma volevo dire un'altra cosa, a Giorgio: quando tuo papà ha fatto la casa e piantato gli alberi, di sicuro ha pensato più al fatto che ne avrebbero goduto i figli che a se stesso.