giovedì 14 gennaio 2010

Portiere di giorno


Il bambino ha capelli biondi ed è un soldo di cacio sotto la traversa, ch'è bianca e alta per lui, come la luna. Bisogna avere un cuore grande per fare il portiere. Coraggio, sangue freddo e non avere paura di niente. Non aver paura, soprattutto, della stessa paura, di quel fiato che t'arriva a fatica alla bocca quando vedi il pallone arrivare a mille all'ora e sai che non puoi sbagliare, che nelle tue mani è affidato il destino di tutta la squadra. Porta è il nome proprio della rete che difende ma anche il verbo delle responsabilità che ha sulle spalle e che, appunto, porta.
Giovanni, sette anni, vuole fare il portiere, ha una maglia che gli arriva sotto le ginocchia e torna dal campo sporco di fango dai piedi alla testa. "Sei sicuro di volerlo fare? - gli ho chiesto stamattina - non è forse più bello correre per il campo e segnare i gol invece di prenderli?". "Papà, io sono il portiere, punto" ha tagliato corto, tirando fuori dalla tasca un paio di Gormiti e tre mattoncini dei Lego. Giacomo, suo fratello, scuote la testa sorridendo e mi dice: "E' scarso", ma a me non interessa. M'incuriosisce di più il motivo per cui un bimbo (non tutti, non molti, ma proprio quel bimbo tra tutti) decide che il suo spazio è tra i due pali, a difesa di una linea, unico tra undici ad essere davvero solo in un gioco di squadra.


Foto by Leonora

7 commenti:

LUCA ha detto...

Caro giorgio,
ti scrive un portiere; uno che è finito in porta perchè era bravo fra i pali non perchè era scarso fuori.
E' un ruolo di enorme responsabilità, ognuno poi lo interpreta a suo modo: c'è il perfezionista, c'è il kamikaze, c'è lo sbruffone...
Il portiere però è sempre affascinante, solo il nome: "estremo difensore", l'ultimo baluardo, il salvatore della patria. Ci vuol coraggio fare il portiere, ci voglion due belle spalle larghe perchè prima o poi si sbaglia, e se sbagli prendi gol.
Ogni istante e fondamentale per un portiere, basta un attimo e la palla diventa imprendibile; il portiere vive di attimi, lì in piedi sulla linea del tempo.

Giovanni mi sembra convinto, bisogna solo sostenerlo se dovesse capitare uno sciagurato errore.

E PI VUOI METTERE PARARE UN RIGORE...!

Vincenzo Iacoponi ha detto...

L'ultima riga chiarisce tutto: "unico tra undici ad essere davvero solo in un gioco di squadra". Quando avevo 10 anni non ero scarso a pallone, avevo un bel tiro, buono di testa, ma ero uno dei dieci che correvano come i matti, mentre quello là se ne stava fermo e tranquillo, strillando ordini. Si fece male ed io sono andato in porta. "Ma che sei scemo?" mi disse Nando, oggi cardiologo, direttore di un ospedale a Gallarate. Ma io volevo essere il solo a poterla prendere con le mani. Tutti possono segnare un gol, pure un terzinaccio scarpone, ma vuoi mettere la scarica di adrenalina nel parare un rigore? Chiedilo a tuo figlio.

Elena Trombetta ha detto...

E' già il mio idolo :)

Wilma ha detto...

Incredibile...Anche il mio piccolino fa il portiere! Ho scritto di "questo" diversi post fa. Riconosco tutto ciò che dici del "tuo". L'impressione è che tutto sia XXL per lui: il completino, la rete, la squadra, i genitori in tribuna...Invece lui ce la fa, impavido e tenace, soprattutto bambino, con i Gormiti e tutto il resto...Ti abbraccio.

silvia ha detto...

Ma guarda un pò: anche mio figlio ha l'anima tra i due pali: prima come ultimo difensore (non sapevo si chiamasse così, altrimenti l'avrei preso in giro), ora come allenatore di portieri.
Ha sempre giocato da portiere brocco in una squadra di brocchi, ha preso centinaia di goal, ha quasi sempre perso,... ma non è mai tornato a casa incazzato.
Io non seguo nessuno sport, ma credo che l' allenatore di una squadra,in quanto a presa educativa, possa superare un insegnante. Purtroppo invece ci sono degli allenatori e ancor peggio dei genitori che nei campetti di paese danno lezione di inciviltà, prepotenza, volontà di sopraffarre, maleducazione.
E' per questo che ho smesso di andare a vedere mio figlio in porta.

silvia ha detto...

Ops, dimenticavo la cosa più importante:
...Giovanni non aver paura di parare un calcio di rigore.....
da cantare sulle note di De gregori
... Nino non aver paura
di sbagliare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari
che si giudica un giocatore
un giocatore lo vedi dal coraggio
dall'altruismo e dalla fantasia….

Samantha ha detto...

Complimenti al piccolo Portiere!!
Sono la compagna di un portiere da più di vent'anni,l'ho seguito dal campetto vicino casa sino agli spalti della serie C!Ho una passione x i portieri,quando guardo le partite il mio sguardo è sempre rivolto a LUI,di qualsiasi squadra si tratti.
E'il giocatore che, in un gioco di squadra scende in campo da solista..!Ci vuole coraggio per ricoprire questo ruolo(proprio come dice Luca) e anche un pò di passione! Secondo me portieri si nasce..
Aspettiamo nuove sulle imprese di Giovanni,al primo rigore parato scatta la standing ovation generale del blog!
Un abbraccio al piccolo portiere,Sam.